Ormai non dovrebbe più essere un segreto che l’intero Stivale sia alle prese con una vera e propria emergenza idrica: dalla punta “innevata” (ma quale neve?) delle Alpi fino all’assolata Valle dei Templi, l’Italia è intrappolata nella crudele stretta della siccità. Occorre precisare, tuttavia, che alcune Regioni versano in condizioni ben peggiori di altre: è il caso soprattutto del Piemonte, che di fatto è la regione in assoluto più colpita e la prima ad aver chiesto lo stato di calamità. In ben 200 comuni l’acqua è stata razionata, e gli invasi sono al minimo storico – tanto che si è deciso di aprire le dighe nel disperato tentativo di salvare l’agricoltura.
Non se la passano meglio la Valle d’Aosta, dove la portata della Dora Baltea è dimezzata rispetto a un anno fa e l’acqua conservata dal manto nevoso è in calo del 50% (ve l’abbiamo detto: ma quali punte innevate?); il Veneto, dove 40 comuni della provincia di Verona hanno adottato il razionamento idrico; la Lombardia, dove i danni all’agricoltura ammontano a circa 2 miliardi di euro; e il Lazio, dove Zingaretti ha annunciato lo stato di calamità naturale. Emergenza grave – seppur non calamitosa – in Liguria, Trentino, Friuli ed Emilia-Romagna, che registra temperature più alte di 3 gradi e precipitazioni inferiori del 62% alla media, mentre occorre anche considerare la risalita del cuneo salino, ora a 21 chilometri. Si registrano, nel frattempo, un generale e brusco calo delle portate dei fiumi e dei livello dei laghi (con annessi problemi al settore agricolo) in Toscana, Abruzzo, Marche e Umbria – dove il Tevere scorre ad appena un metro e dodici centimetri anziché tra i 4,50 e i 5,70 metri.
Come avrete intuito dal titolo la situazione migliore si registra nelle regioni meridionali e nelle isole: il Molise segnala che il livello dell’acqua all’invaso della diga del Liscione (116 metri) è di un metro superiore a quello dello scorso anno; in Campania i livelli dei fiumi calano ma gli invasi per ora non scendono sotto il livello di guardia; in Basilicata gli invasi vantano circa 408 milioni e 300 mila metri cubi di acqua; in Sicilia le 25 dighe su tutto il territorio mostrano livelli superiori a quelli dell’anno scorso e in Sardegna le dighe conservano l’80% dell’acqua invasabile. Capitolo a parte per la Puglia, dove è scattata la fase di preallarme; e in Calabria, dove l’aumento delle temperature mette a repentaglio la produzione di fiori e frutti con una media del danno che si attesta al 10%.