La mappa della siccità in Italia si aggiorna ancora: se nel corso dei mesi estivi vi abbiamo infatti parlato a lungo delle condizioni disastrose delle regioni settentrionali, con il corso del fiume Po fondamentalmente ridotto a un rigagnolo, ora è il Centro dello Stivale a qualificarsi come zona del Paese più colpita dalla carenza idrica. Secondo le stime degli esperti dell’Osservatorio ANBI sulle Risorse Idriche, infatti, il bilancio idrico si aggira tra il “molto” od “estremamente” secco, con un deficit che solamente a causa delle più recenti piogge è rientrato tra il 30 e il 40%.
Si aggrava, in particolare, la situazione idrologica di Umbria e Lazio: nella prima il deficit pluviometrico si attesta sul 40% e la situazione delle sorgenti è addirittura peggiore di quanto registrato nel 2017 e nel 2012, anni già particolarmente siccitosi. Il lago Trasimeno in particolare ha un livello ben inferiore alla soglia critica (-1,54 metri); mentre il fiume Tevere viaggia intorno alla portata di 2 metri cubi al secondo, prossima quindi a quella del Minimo Deflusso Vitale. Nel Lazio invece il lago di Bracciano è abbondantemente al di sotto (-1,38 m) dello zero idrometrico, mentre quello di Nemi ha perso 13 centimetri in appena una settimana. In provincia di Viterbo, nel frattempo, sono state predisposte autobotti per 6.000 persone; mentre nella Capitale si registrano precipitazioni appena pari al 36% della media.
Situazione particolarmente critica anche nelle Marche, dove la temperatura resta più alta di quasi tre gradi, mentre la condizione di siccità più grave si registra nella provincia di Pesaro Urbino. Nel contesto regionale, per di più, mancano all’appello 43 millimetri di pioggia (ne sono caduti 310 su una media di mm.453).