La morsa della crisi idrica è ben salda sul Nord Italia, ma anche in una situazione così allarmante – i dati parlano di neve praticamente dimezzata sulle Alpi e un Po che fa registrare deficit del 61% – c’è chi riesce a coltivare il germoglio dell’ottimismo. Basti chiedere a Mario Falcetti, nel Cda del Consorzio Franciacorta con delega alla ricerca e sviluppo e direttore dell’azienda Quadra, recentemente intervistato da AGI: la sua lettura è incrollabilmente positiva e spiega che per il 2023, al momento, le previsioni di raccolto potrebbero essere “sorprendenti in senso positivo”. Attenzione, però: l’atteggiamento del produttore di vino non è riducibile a uno stolido ottimismo che pare miope di fronte agli effetti della siccità, ma piuttosto il figlio di una serie di considerazioni educate e raffronti di dati storici raccolti dai climatologi.
La siccità che non preoccupa la Franciacorta
Di nuovo – approcciarsi al comparto agricolo, a prescindere dalla coltura che si decide di prendere in esame, senza considerare la portata della crisi idrica in atto è impossibile. Pensiamo al Piemonte, una delle Regioni più colpite dalla siccità, dove 19 Comuni hanno raggiunto il “massimo livello di severità idrica”; o ai numerosi tagli produttivi determinati dalla carenza di precipitazioni verificatisi lo scorso anno. Tagli che hanno interessato anche la stessa Franciacorta, beninteso: il 2022 si è di fatto chiuso con un calo del 20% della produzione, racconta Falcetti. Un’annata da dimenticare, e peggio ancora fu “il 2017, in cui le precipitazioni toccarono il minimo storico”.
Il futuro prossimo, tuttavia, è come accennato abitato da un certo ottimismo. “Sicuramente c’è da guardare con attenzione al ripristino delle riserve idriche nei prossimi mesi” spiega a tal proposito Falcetti, ben consapevole della effettiva gravità della situazione. “Vedere come saranno le temperature, se avremo un germogliamento più o meno precoce… Quello tardivo è preferibile, per scongiurare il rischio che un eventuale ritorno di freddo ad aprile porti qualche gelata”.
A differenza di altre colture – prendiamo l’esempio del riso, che sta affrontando una crisi profondissima – alla vite non dispiace avere un po’ sete, ed è solitamente in grado di accontentare il proprio fabbisogno idrico nell’arco temporale che collega la fine della primavera con l’inizio dell’estate.
“Dunque da questo punto di vista siamo abbastanza tranquilli” continua Falcetti “di acqua tutto sommato ne abbiamo un pochino di più rispetto all’anno precedente. Per questo ci aspettiamo e speriamo in un’annata regolare, ma tutto dipende da come si evolverà la situazione”. Insomma, un grado (piuttosto elevato, a dire il vero) di incertezza è inevitabile. Falcetti, in ogni caso, rimane solido sulle sue posizioni: “A oggi si può dire che andrà meglio dell’anno scorso, perché ci sono dei segnali più incoraggianti. Ciò non toglie che in Franciacorta siamo in una situazione metereologica generale di siccità perdurante o comunque di carenza di acqua”.
Come anticipato, alla vite non dispiace avere un po’ di sete; e la siccità ha “ridotto praticamente a zero l’impatto delle malattie“. In altre parole, precipitazioni permettendo (che va bene non patire la sete, ma non esageriamo) “anche questa potrebbe essere un’annata sorprendente in termini positivi”.