La morsa della siccità sta strozzando tutti i principali fiumi d’Europa: così, mentre la sorgente del Tamigi si è ridotta a polvere e terra e i castelli della Loira si ritrovano a torreggiare su aridi banchi di sabbia, il Danubio ha cominciato a esporre dozzine di carcasse di navi da combattimento tedesche affondate durante gli scontri della Seconda Guerra Mondiale. Si tratta, secondo quanto ricostruito, di alcuni dei centinaia di vascelli affondati lungo il fiume dalla flotta del Mar Nero della Germania nazista nel 1944 mentre questa si ritirava dall’avanzata delle forze sovietiche, in modo da ostacolare il traffico fluviale.
A distanza di quasi 80 anni da quegli avvenimenti, il livello del Danubio è così basso che i relitti hanno preso ad affiorare, come rigidi scheletri di ferro e acciaio. Al di là delle implicazioni più romantiche, tuttavia, il fatto che i resti in questione siano tornati alla luce è decisamente preoccupante: molti di essi contengono infatti tonnellate di munizioni ed esplosivi, rappresentando di fatto un pericolo concreto per le navi che tuttora navigano il fiume, e in secondo luogo è testimone della severità della crisi idrica in corso. A marzo, il governo serbo ha indetto una gara d’appalto per il salvataggio delle carcasse e la rimozione di munizioni ed esplosivi. Il costo dell’operazione è stato stimato in 29 milioni di euro.