La siccità che sta imperversando un po’ in tutta l’Italia sta cominciando a far sentire le sue conseguenze. A Pavia, per esempio, alcuni agricoltori hanno deciso di rubare l’acqua di notte pur di salvare il loro riso.
La decisione è frutto della disperazione: alcuni risicoltori del Pavese di notte sollevano a monte l’acqua nei canali usando le idrovore, ma così facendo a qualcuno a valle l’acqua non arriva. Questa “deviazione” forzata dei corsi d’acqua è stata definita da Giovanni Comello, rappresentante del consorzio irrigazione est Sesia a Castelonovetto, come una “guerra tra poveri”, una sorta di Far West all’italiana.
Comello ha spiegato che attualmente non c’è stata nessuna denuncia, anche perché questi episodi di solito avvengono di notte o domenica in zone n cui la vigilanza è solamente diurna. In molti non riescono ad accettare il fatto che, a causa della carenza di acqua e piogge, quest’anno non ci sarà il raccolto, ma è giunto il momento di accettare l’amara verità: non c’è acqua per tutti.
Il fatto è che il riso sta iniziando a morire a causa della mancanza di acqua: fra pochi giorni moriranno tutte le coltivazioni. I comuni della zona hanno chiesto di attuare tutti i provvedimenti del caso, fra cui anche l’apertura delle dighe (e nel frattempo in Emilia-Romagna è stato dichiarato lo stato di emergenza). Sul medio e lungo periodo, invece, tocca creare dei bacini di accumulo in modo da poter raccogliere l’acqua in eccesso quando si deciderà a piovere (secondo Coldiretti ogni anno viene perso l’89% dell’acqua piovana) per poterla poi usare in un secondo momento nei periodi di siccità.
Un’altra cosa che si potrebbe fare è quella di imboschire le fasce fluviali, evitando di coltivarle in maniera estensiva. Nel frattempo l’Arcivescovo di Milano Mario Delpini ha deciso di andare a pregare in tre chiese del territorio agricolo della Diocesi sabato 25 giugno, in modo da chiedere il dono dell’acqua, con tanto di pellegrinaggio.