Questa NON è una vagina. Se i cartelloni di Sex Education li avesse fatti Magritte, forse i detrattori che gridano allo scandalo si sarebbero messi l’anima in pace. Ah, non è una vagina, quindi? Scusate, mi ero sbagliata.
Eppure sembrava proprio quello, quella mezza arancia piazzata lì con il suo imbarazzante rossore, o quell’ostrica aperta con la sua deprecabile carnosità. Per non parlare di quella ciliegia col picciolo ben dritto, che se proprio vogliamo dirla tutta le proporzioni sono pure tutte sbagliate, a meno che il grafico che l’ha creata non soffra di una preoccupante orchite.
Ma se dite che non lo è, allora ci fideremo.
Potere rassicurante delle didascalie, che invece mancano nei mega poster pubblicitari apparsi in giro per Milano, che promuovono la terza stagione della serie britannica trasmessa su Netflix che racconta la scoperta del sesso da parte degli studenti di una scuola superiore.
O meglio, non è che le didascalie manchino, è che dicono qualcosa tipo “Se la vediamo in forme diverse, è perché non ce n’è una sola”. E sì, alla fine mi sa che alludono proprio alla vagina.
Ma è buffo constatare quanti scherzi ci giochi il nostro cervello. In fondo basta un semplice nesso mentale e all’improvviso delle apparentemente innocue foto di frutta diventano delle allusioni sessuali esplicite, piazzate in bella vista sotto gli occhi di tutti, bambini compresi. Che, quando vedranno una banana gigante apparire in metropolitana, potrebbero pensare subito a un mega pene e rimarne traumatizzati a vita.
“È accettabile che simili poster siano sotto gli occhi di tutti, bambini e ragazzini compresi?”, tuona Barbara Mazzali, consigliere regionale in quota Fratelli d’Italia e candidata alle elezioni comunali di Milano del prossimo 3 e 4 ottobre 2021.
Mah, consigliera mia, cosa vuole che le dica.
Pure io sono mamma, pure io ci tengo alla tutela degli occhi innocenti dei miei figliuoli, ma si figuri se posso far partire una battaglia contro dei cartelloni pubblicitari di natura commerciale, se a malapena riesco a far partire quella contro i messaggi promozionali infilati nel loro diario di scuola. E poi, la sa una cosa? Ho come la sensazione che, tutto sommato, i miei figli in quelle immagini vedano più o meno la stessa identica cosa che vedrebbero se aprissero il nostro frigorifero (ostriche a parte, ahimé).
Perché vede, cara consigliera, bisognerebbe forse dar retta alla saggezza popolare quando insegna che la malizia sta negli occhi di chi guarda. Alla fine, mi creda, un’arancia è solo un’arancia.
Che poi possa diventare una vagina, o possa simboleggiare uno sgozzamento (ha presente la sigla iniziale della serie Dexter, sì?), è semplicemente uno scherzetto della nostra mente. Perché quella lì, nella foto, rimane sempre un’arancia. E se una bambina ci vede una vagina, be’ forse è ora di parlarle di come è fatta una vagina.