Selvaggia Lucarelli su Laura Pausini e la sua “ode all’hamburger”: ha ragione o no?

Laura Pausini, intervistata su Radio Deejay, decanta la bontà dell'hamburger di pollo. La reazione di Selvaggia Lucarelli non si fa attendere: qual è il confine tra ciò che si può e non si può dire?

Selvaggia Lucarelli su Laura Pausini e la sua “ode all’hamburger”: ha ragione o no?

Dopo L’ode al pomodoro di Pablo Neruda, l’ode all’hamburger di Laura Pausini. La cantante nota ai quattro angoli del mondo (e non è un dato superfluo, ma ci arriviamo fra un minuto) ha sciorinato la lista dei suoi piatti preferiti al programma Pinocchio di Radio Deejay. Quali sono? La pizza, la carbonara, il bombolone con la crema e soprattutto l’hamburger di pollo.

Non lascia nulla all’immaginazione, Laura, che descrive nel minimo dettaglio il panino e gli ingredienti con cui lo prepara. L’inno alla pietanza di carne non è passato inosservato né ad alcuni utenti (c’è chi commenta “Ma poi perché parlare di carne? Mangiala, ma non pubblicizzarne il consumo, non fa bene né a te né al pianeta”) né, in particolar modo, a Selvaggia Lucarelli, che ha avuto parecchio da ridire.

Pausini decanta, Lucarelli risponde

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Laura Pausini, personaggio dal seguito inquantificabile in ogni parte del mondo, è passata da Radio Deejay dove, intervistata da La Pina, Diego Passoni e Valentina Ricci, si è lasciata andare a un’appassionata descrizione dei suoi piatti preferiti, hamburger in primis. Una foglia di insalata (“giusto per il colore”), “un litro di maionese”, cipolla e, rullo di tamburi, pollo fritto. L’intervista è finita sotto il radar di Selvaggia Lucarelli che le cose di certo non le manda a dire.

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La critica mossa la potrete immaginare già: sulle storie di Instagram, la giornalista contesta a Pausini il suo inno al pollo, declamato in un momento storico in cui si cerca (non tutti, sfortunatamente) di gettar luce sulle condizioni in cui questo e altri animali vivono all’interno degli allevamenti intensivi. Esisteranno ancora polli che corrono liberi e felici nell’aia, direte voi. Sì, certo, ma quanti? Lucarelli schiaffa sul mini-schermo un numero: il 98% del pollo sul mercato appartiene ai cosiddetti broiler, una razza allevata al solo scopo di produrre carne, a ritmi di crescita innaturali e in condizioni impietose. Il dato ci torna, è lo stesso che riporta anche il sito di Animal Equality.

Ma allora chi è carnivoro non può più dire di amare la carne? È diventato un argomento tabù? Ni. Quello che Lucarelli evidenzia è la responsabilità di chi ha un microfono in mano e raggiunge migliaia di persone; in pratica se hai questo potere, devi usarlo con coscienza.

Non mi piace colpevolizzare i carnivori“, scrive la giornalista, “lo sono stata e non sono migliore di nessuno. Ma trovo che dopo una pandemia, in piena fase di cambiamento climatico e con così tante informazioni sugli allevamenti intensivi, la mia generazione abbia il dovere di informarsi, di parlare di alimentazione sostenibile o magari di non parlare affatto, ma almeno di non pubblicizzare con questa leggerezza il cibo che uccide gli animali e il pianeta, cioè noi”.

La realtà non è tutta bianca o tutta nera, certo, ma ciò che diciamo può influenzare il mondo intorno a noi, soprattutto se il mondo in questione è composto da migliaia e migliaia di persone. Quindi ha ragione Lucarelli? Giudicate voi.