Secondo McDonald’s il calo di vendite in Medio Oriente è colpa della “disinformazione”

Per il CEO di McDonald's non ci sono dubbi: tutta la disinformazione che sta circolando in merito alla guerra fra Palestina e Israele ha causato un calo delle vendite generali nel Medio Oriente

Secondo McDonald’s il calo di vendite in Medio Oriente è colpa della “disinformazione”

Chris Kempczinski non ha dubbi: secondo il CEO di McDonald’s, il brusco calo di vendite in tutto il Medio Oriente è collegato alla disinformazione che sta circolando in merito alla guerra fra Palestina e Israele. Disinformazione che fa sì che la gente che boicotta il marchio per un presunto sostegno a Israele non riesca a cogliere la differenza che c’è fra McDonald’s sede centrale e gli operatori locali in franchising del marchio.

McDonald’s vittima della disinformazione in Medio Oriente?

mcdonald

Chris Kempczinski è stato chiaro: la disinformazione in merito alla posizione dell’azienda per quanto riguarda la guerra in corso fra Hamas e Israele sta danneggiando le vendite in Medio Oriente e in tutti i paesi musulmani in cui il marchio è presente.

Secondo il CEO, diversi mercati in Medio Oriente (ma anche alcuni mercati al di fuori del Medio Oriente, ma con forte presenza musulmana) stanno subendo un boicottaggio significativo, a suo dire a causa della disinformazione che sta colpendo marchi internazionali come McDonald’s.

Il CEO ha provato a rispiegare come funzionano le cose dal suo punto di vista: in ogni Paese in cui operano, compresi quelle musulmani, McDonald’s è rappresentato da operatori e proprietari locali che lavorano per sostenere le loro comunità, dando lavoro a migliaia di persone.

Solo che nei giorni successivi all’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, la distinzione fra McDonald’s sede centrale e “proprietari locali in franchising” è andata persa dopo che McDonald’s Israele (attenzione: non McDonald’s, bensì McDonald’s Israele) aveva dichiarato che avrebbe offerto pasti gratuiti ai soldati israeliani che stavano prendendo parte alle operazioni militari a Gaza. Annuncio che era stato poi seguito dal saccheggio da parte di una folla di manifestanti in Libano di un ristorante McDonald’s locale.

McDonald’s promette hamburger più grandi: gli crediamo? McDonald’s promette hamburger più grandi: gli crediamo?

C’è da dire che, all’interno di una situazione certamente complessa, boicottare McDonald’s in generale o prendersela con McDonald’s Libano per quanto fatto da McDonald’s Israele non appare effettivamente molto sensato. Eppure è quanto sta accadendo: la polarizzazione delle politiche regionali sta influenzando le multinazionali.

Il CEO di McDonald’s non ha specificato a quanto ammontino le perdite economiche causate dai vari boicottaggi (anche se alcuni McDonald’s locali, stanchi di essere attaccati, stanno prendendo provvedimenti: McDonald’s Malesia, per esempio, ha deciso di denunciare chi li sta diffamando e boicottando).

Ma McDonald’s non è l’unico colosso ad avere problemi del genere. Pure Starbucks è vittima di questo meccanismo. Per esempio, da poco un’emittente televisiva turca ha licenziato una sua conduttrice rea di essere andata in onda mentre beveva una tazza di caffè di Starbucks. L’accusa? Bere del caffè Starbucks equivale a dimostrare sostegno a Israele. E poco importa se Starbucks Turchia non ha nulla a che fare con Israele.