“Sono inaccettabili alcune parole rivolte a Charlie”. Massimo Bottura si esprime così nel corso di una recente intervista rilasciata ai colleghi del Quotidiano Nazionale. Gli argomenti sono i soliti noti sul banco degli imputati: la cucina, l’onore e l’onere di avere firmato il menu del G7, la nota passione per i motori. Poi arriva, un po’ all’improvviso, la stoccata rivolta a chi ha criticato il figlio.
“Mio figlio Carlo”, spiega lo chef modenese. Il nomignolo all’inglese è sia un omaggio alla moglie Lara Gilmore, originaria della terra a stelle e strisce, sia perché “ci fa venire in mente Charlie Brown“. Charlie è nato nell’anno 2000, “è nato con una sindrome genetica” e di recente è finito sotto il riflettore mediatico per avere cucinato durante il G7 Disabilità tenutosi ad Assisi. Ma che è successo?
La risposta di Massimo Bottura alle critiche
Si parla di critiche e di vetrina dei social. “Le critiche non mi turbano” fa sapere Bottura senior. “Sapere ascoltare è fondamentale, poi io so dove andare e non cambio rotta perché a qualcuno non piace ciò che sto proponendo”. Chiaro, pragmatico, deciso. “Sono invece inaccettabili alcune parole rivolte a Charlie”, aggiunge poi.
Ecco, ci siamo dati un bel daffare per cercare le parole a cui Bottura si riferisce, ma senza particolare successo. La nostra lettura è che i commenti in questione appartengano dunque al mondo caotico dei social media, e che lo chef dell‘Osteria Francescana li abbia notati tra uno scroll e l’altro su chissà quale profilo. Il resto – accuse di nepotismo? – è semplice speculazione, ma una cosa è certa: se qualcuno davvero ha criticato o offeso Charlie è semplicemente un cretino.
L’intervistatore, evidentemente a sua volta colpito dal commento di Bottura, sposta per un attimo le domande sul tema del rapporto tra gli italiani e la disabilità. La risposta dello chef è piuttosto ottimista, in realtà: “Attraverso gli anni ho visto crescere nel nostro Paese la sensibilità, l’attenzione” ha spiegato. “Credo che al miglioramento abbia contribuito parlarne di più e molto dobbiamo anche alle straordinarie imprese dei ragazzi e delle ragazze della Paralimpiade. Ma c’è ancora parecchio da fare nei confronti delle disabilità mentali”.