Se ingrassiamo è tutta colpa dei neuroni tentatori

Un nuovo studio individua popolazioni di neuroni che stimolano la voglia di due macronutrienti in particolare. Le scoperte potrebbero rivoluzionare l'approccio medico all'obesità e all'aumento di peso.

Se ingrassiamo è tutta colpa dei neuroni tentatori

L’ippocampo (quello cerebrale, non il cavalluccio marino) è sempre stato associato alle funzioni mnemoniche, ma poco si parla del ruolo che riveste nel rapporto tra il cervello e l’alimentazione. Un recente studio si focalizza proprio su questo aspetto, portando alla luce come alcune popolazioni neuronali nell’ippocampo dorsale rispondono a grassi e zuccheri. I risvolti non sono da poco, poiché implicano la possibilità di gestire meglio lo sviluppo di malattie come il diabete.

La memoria ci riporta al cibo

cibi grassi

La ricerca pubblicata questo mese sulla rivista scientifica Nature Metabolism individua due distinte popolazioni di neuroni che contribuiscono alla creazione di determinati schemi di assunzione del cibo: la prima popolazione è legata agli zuccheri, la seconda ai grassi.  Per capire meglio tutto questo, oggi abbiamo imparato una nuova parola: oressizzante, detto di ciò che favorisce l’appetito e stimola la ricerca di cibo.

Oressizzanti sono, ad esempio, i circuiti alla base del consumo di specifici macronutrienti (quali, appunto, i lipidi e i glicidi). La pubblicazione rappresenta un nuovo fondamento per sviluppare approcci innovativi al trattamento dell’obesità e all’aumento di peso strettamente legato alle abitudini alimentari.

Un nuovo studio analizza l’impatto delle bevande zuccherate: il risultato è devastante Un nuovo studio analizza l’impatto delle bevande zuccherate: il risultato è devastante

Parlavamo di ippocampo e di memoria, poc’anzi. In realtà non è del tutto corretto escludere i processi mnemonici dai meccanismi di assunzione del cibo, perché il nostro cervello sviluppa pattern spaziali che ci aiutano a “recuperare” più facilmente le fonti nutritive necessarie per la sopravvivenza. In altre parole, il pilota dentro la nostra scatola cranica associa certi segnali esterni al cibo, segnali che però nel mondo d’oggi ci raggiungono in ogni dove.

La vista di immagini che raffigurano il cibo genera  il desiderio di mangiare e risonanze magnetiche funzionali eseguite dai team di ricerca mostrano che questo desiderio è ancora più forte negli individui con obesità. La chiave per sfruttare al meglio queste scoperte sta allora nella capacità di “disattivare” le popolazioni di neuroni coinvolte nello stimolo alimentare di zuccheri e grassi, per inibirne il consumo.