A dirlo non siamo noi, bensì un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Communication. Ebbene, secondo questo studio, il motivo per cui il cibo vegano stenta a decollare fra gli uomini è che viene considerato troppo poco “virile”. Sciocchi noi a non averci pensato prima. Non è il gusto, la consistenza, il desiderio di voler mangiare altro, il martellamento costante di chi cerca di fare proseliti il problema di base. No, il problema è che un cibo troppo poco “testosteronico”.
Che vuol dire che il cibo vegano è poco “virile”?
Alma Scholz, principale autrice dello studio, ha collaborato con l’Università di Wurzburg, in Germania, per intervistare 539 persone (quindi neanche un campione enorme a dire il vero) e chiedere loro cosa ne pensassero del cibo su base vegetale e scoprire che relazione poteva avere con il genere.
Secondo Scholz, attualmente residente presso l’Università di Stoccolma in Svezia, gli uomini potrebbero essere meno propensi a consumare cibo vegano a causa della loro necessità di apparire mascolini. Al grido di “Wilma, portami la clava”, secondo Sholz se si usasse un linguaggio più maschile per descrivere il cibo vegano, ecco che gli uomini potrebbe essere indotti a consumarne di più. Qualcosa tipo, “Tieni Fred, mangia questo hamburger vegano mascolino di brontosauro rigorosamente maschio”? o anche “Mangia questo tofu cavernicolo”?
No, niente di così estremo. Beh, quasi. Perché in pratica lo studio ha chiesto ai partecipanti di valutare quattro pasti vegani, valutando se fossero adatti agli uomini o alle donne. Dallo studio è emerso che i partecipanti erano convinti che i pasti costituiti da hamburger vegani, insalate, carbonara e gulasch erano più adatti alle donne rispetto agli uomini.
Successivamente lo studio ha proposto alla metà dei partecipanti dei cibi descritti con un linguaggio più mascolino. Quindi ecco che l’hamburger vegano, al posto di essere descritto come “hamburger con fattore wow”, veniva chiamato “hamburger di bestia”. La clava dove l’avevamo lasciata?
Al posto di usare aggettivi come “cremoso” e “delizioso”, ecco che i cibi erano stati ribattezzati con parole tipo “affumicato” e “resistente”. Percepite tutto il machismo che fuoriesce dall’affumicatura?
Tuttavia anche dando ai cibi nomi più maschili, ecco che gli uomini continuavano a considerare il cibo vegano solitamente più adatto per le donne. Forse perché non avevano utilizzato aggettivi abbastanza mascolini? Magari si poteva andare oltre e osare di più e al posto di “affumicato” si poteva utilizzare “carbonizzato” e al posto di “resistente” si poteva utilizzare “guerrigliero”. Sentite come parole come “carbonizzato” e “guerrigliero” trasudano virilità da ogni lettera? Chissà, magari se gli intervistati avessero potuto mangiare un “hamburger carbonizzato” o un “hamburger guerrigliero”, i risultati sarebbero cambiati.
Comunque sia, in una scala da 1 a 7, dove 1 indicava un cibo più adatto al genere femminile e 7 un cibo più adatto al genere maschile, ecco che in media ai pasti vegani è stato dato un punteggio di 3,68. Quando invece gli stessi pasti sono stati corredati di aggettivi di viril natura come “bestia”, “affumicato” e “resistente”, ecco che la media saliva a 3,98.
Secondo gli autori dello studio, le persone sono ancora influenzate da stereotipi culturali e dai tradizionali ruoli di genere per quanto riguarda l’alimentazione. Lo stereotipo base dice che il consumo di carne è indice di mascolinità, mentre il consumo di verdure è indice di femminilità. Questo perché in questa visione stereotipata del mondo, la carne è associata alla forza e alla potenza. Per lo studio la questione è che “gli uomini sono forti, gli uomini devono essere forti, quindi gli uomini hanno bisogno di carne”.
Wilmaaa…
Studio alquanto opinabile a dire il vero. Forse meglio seguire quanto riferito da un altro studio pubblicato da poco sulla rivista Plos One, il quale sostiene che le preferenze alimentari carnivore potrebbero risiedere nei geni. I ricercatori hnno scoperto l’esistenza di tre geni legati al vegetarianeismo e altri 31 geni potenzialmente collegati a una dieta a base vegetale. Secondo Nabeel Yaseen, co-autore dello studio, nella carne potrebbero essere presenti componenti lipidici di cui alcune persone hanno bisogno.
L’ipotesi è che le persone la cui genetica favorisce il vegetarianismo forse sono in grado di sintetizzare da sé questi componenti. Il che ci sta visto che le persone metabolizzano la carne in maniera diversa l’una dall’altra.