Sappiamo, a volte più per intuito che per evidenze scientifiche, che il cibo ultra processato faccia “male alla salute”, per usare termini generali. Poi chiaro, non fraintendeteci: le evidenze esistono, eccome se esistono. Solo su di queste pagine abbiamo già avuto modo di raccontarvi come possano causare cancro, depressione, diabete e innescare un invecchiamento precoce. Eppure, dati alla mano, continuano a costituire una frazione importante della dieta di molti adolescenti.
Un’analisi del National Diet and Nutrition Survey del Regno Unito, che ha a sua volta preso in esame dei dati tenuti dal 2008 al 2019 su quasi tremila partecipanti di età compresa tra gli 11 e i 18 anni, ha svelato che quasi due terzi delle calorie ingerite dagli adolescenti d’Oltremanica provengono proprio dai cibi ultra processati, con tassi di consumo particolarmente alti tra coloro che provengono da contesti sociali ed economici più svantaggiati.
Ok, ma l’Italia come se la cava?
Non particolarmente meglio, a dire il vero. Ma procediamo con ordine: i cibi ultra processato (o UPF), nel caso in cui viviate sotto una roccia, sono alimenti prodotti industrialmente contenenti conservanti, dolcificanti, aromi artificiali, emulsionanti e altri additivi, tipicamente ricchi di zuccheri, grassi saturi e sodio.
L’analisi in questione, condotta in collaborazione con l’Università di Bristol, ha per l’appunto rivelato che in media il 66% delle calorie assunte dagli adolescenti proviene da UPF. Stratificando il campione, però, emergono delle differenze interessanti: coloro che, come accennato, provengono da contesti svantaggiati hanno fatto registrare una percentuale più alta (68,4%) rispetto a chi, invece, vive in contesti più agiati (63,8%).
Diciamoci la verità: è un po’ il proverbiale segreto di Pulcinella – chi ha il portafoglio più “grasso” può tendenzialmente permettersi cibi di qualità più alta -, che però indica un grave problema che, prima ancora che riguardare l’educazione alimentare, riguarda il disagio sociale ed economico.
La dottoressa Yanaina Chavez-Ugalde, la prima autrice dello studio in questione, condivide questa particolare lettura: “Le persone sanno come mangiare sano” ha spiegato. “Banalmente il cibo ultra processato è più conveniente ed economico”. I rincari al cibo, in altre parole, rischiano di emarginare una fetta considerevole della popolazione da un’alimentazione sana.
Il che ci porta a noi, e al nostro caro e vecchio Stivale. In questo caso, ancora prima che il consumo di UPF, può essere interessante valutare l’incidenza dell’obesità infantile: un’indagine Istat risalente solamente alla scorsa estate ha consegnato all’Italia la maglia nera in Europa, con il Bel Paese che “vanta” il più alto tasso di obesità infantile tra i maschi nel contesto europeo (21%, al pari con Cipro), con picchi particolarmente gravi in meridione e in Sicilia.