Se Gordon Ramsay non avesse fatto il cuoco l’avremmo visto giocare in Serie A?

Gordon Ramsay è uno degli chef più famosi al mondo, ma in quanti sanno del suo passato calcistico?

Se Gordon Ramsay non avesse fatto il cuoco l’avremmo visto giocare in Serie A?

La nostra domanda è solo per metà una provocazione. Niente teorie strampalate da Butterfly effect o da multiversi più o meno lontani dal nostro: Gordon Ramsay, prima di intraprendere la carriera da chef, è stato una giovane promessa del calcio scozzese.

Diciamo sul serio: il nostro protagonista era addirittura arrivato a indossare la maglia delle giovanili dei Glasgow Rangers, una delle squadre più titolate e famose della Scozia. Poi qualcosa è andato storto, quel fulmine a ciel sereno che ha apparentemente compromesso la carriera di innumerevoli giocolieri di provincia: un brutto infortunio al ginocchio, che l’ha fondamentalmente costretto ad appendere gli scarpini al chiodo.

La passione per il calcio e la sorpresa di MasterChef

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La carriera da calciatore di Ramsay si è così spenta in un what if, in un “cosa sarebbe stato”. Chiaro, inseguendo la carriera da chef possiamo dire che Ramsay è comunque riuscito a togliersi qualche soddisfazione, ma immaginiamo che il pallino del pallone sia rimasto vivo e vegeto nella sua mente.

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Qualche indizio? Beh, poco più di un anno fa aveva annunciato l’apertura di un ristorante nello stadio degli stessi Rangers di Glasgow, squadra in cui aveva per l’appunto militato e di cui è tuttora un tifoso sfegatato. Negli ultimi giorni, poi, l’edizione inglese di MasterChef ha portato lui e la sua MasterClass direttamente allo stadio del Los Angeles FC per una particolare prova in esterna… E Gordon ne ha naturalmente approfittato per dare un paio di calci a un pallone.

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Le clip sono poi state ripubblicate dallo stesso Ramsay sul proprio profilo Instagram: il nostro protagonista avanza dalla centrocampo verso la porta palleggiando e senza mai lasciare che la palla tocchi terra, sotto gli occhi di un Joe Bastianich nelle improbabili vesti di arbitro.

Poi il tiro in porta: uno, due colpi di ginocchio e poi un sinistro al volo. Saremo onesti: la traiettoria del pallone pareva destinata a spegnersi sugli spalti, se non direttamente in uno Stato confinante. Taglio tattico, editing, e il pallone finisce in rete: al VAR dicono di non avere visto nulla di sospetto.