Sensazione di déjà vu? Non possiamo biasimarvi. La nuova intervista di Eleonora Riso a Il Corriere della Sera è un eco della precedente, ma c’è un ma. Viene – legittimamente – ribadito quel silenzio apatico che spesso segue il conseguimento di un titolo (di studio, o la vittoria di Masterchef: non cambia troppo, in fondo), ma questa volta c’è anche lo spiraglio di un progetto futuro.
Battitore libero, trequartista con il dieci sulla schiena o, come lei stessa si è presentata, “un po’ schizzatella”: chiamatela un po’ come vi pare, tant’è che tutto è valido per descriverla. Quel che è certo è che Eleonora, oltre a essersi guadagnata il favore del tridente Barbieri – Locatelli – Cannavacciuolo, ha anche e soprattutto fare lo stesso con il pubblico presentandosi così com’è; e la domanda sorge dunque spontanea: come se la passa, ora?
I piani per il futuro di Eleonora
C’è un silenzio reiterato, dicevamo. “Gli chef del programma non mi hanno mai chiamato“, ha spiegato la nostra protagonista. “Ma non è un problema e non ho certo pretese: lo so che la mia formazione non è a livello di quella dei professionisti, che ho vinto un programma di cucina amatoriale“. Vien da sé che, se la cornetta non squilla, tocca trovare una soluzione alternativa. Magari con le proprie forze, o con aiuti fidati.
Soluzione alternativa che, badate bene, pare abbia già un corpo. Quello ancora effimero e un po’ etereo tipico delle idee, è chiaro, ma comunque un corpo. “Mi sto informando su come funzionano i Circoli Arci” ha spiegato ancora Eleonora al Corriere. “Quella sarebbe la cosa che mi piace, a Milano, ho vissuto lì durante la trasmissione, frequentavo il Ciq, il Centro internazionale di quartiere in via Fabio Massimo”. E di che si tratta?
Una “realtà fantastica”, racconta, messa insieme da un gruppo di ragazzi nordafricani e declinata per essere cucina e posto per stare insieme. In una parola? “Una cannonata“. Eleonora non ha dubbi: con prezzi che ricordano gli ultimi turni del Monopoli – “comprare è economicamente impossibile!”, ha dichiarato a tal proposito – e la limpida volontà di far valere il proprio muscolo – “non vorrei affrontare di nuovo la lunga gavetta” -, la strada sembra spianata. “È il mio modello”. Ci sarà anche Niccolò? “No, non credo che sarebbe interessato”.