Secondo i dati rivelati dal National Records of Scotland, in Scozia le morti provocate da alcol sono aumentate del 17% nel 2020 rispetto al 2019, raggiungendo i livelli più alti sin dal 2008.
Nel 2020, infatti, in Scozia i decessi collegati agli alcolici sono stati 1.190, mentre nel 2008 avevano raggiunto quota 1.316. In realtà, mentre fra il 2012 e il 2018 si era registrato un costante aumento annuale, ecco che il numero di decessi alcol-specifici (esclusi quelli solo parzialmente attribuibili agli alcolici) era sceso del 10% nel corso del 2019.
Secondo gli esperti tale decremento era frutto dell’introduzione del prezzo unitario minimo per l’alcol (MUP), introdotto a maggio 2018 per cercare di affrontare il rapporto cronicamente malsano che la Scozia ha con gli alcolici.
Tuttavia nel corso del 2020 il numero di decessi è tornato a salire: più dei due terzi delle morti riguardava uomini, mentre uno su tre era relativo a persone fra i 50 e i 60 anni.
Secondo Alison Douglas, AD di Alcohol Focus Scotland, questa inversione di tendenza è stata “devastante da osservare”. La Scozia ha fatto progressi nell’affrontare le problematiche relative al consumo di alcolici, tuttavia l’impatto della pandemia minaccia di minare tali progressi.
Molte persone, soprattutto i bevitori più accaniti, hanno ammesso di aver aumentato il consumo di alcolici nel corso degli ultimi 18 mesi. E tali effetti si registrano soprattutto nelle comunità più povere che hanno otto volte più probabilità di morire a causa dell’alcol.
Secondo Douglas, per cercare di diminuire il numero di morti, è necessario ridurre la disponibilità di alcolici, limitandone la commercializzazione e aumentando ancora il prezzo unitario minimo.
E per quanto riguarda l’Italia? Beh, un report recente ha rivelato che in Europa siamo terzi come consumo di alcolici.