Spiegato nei minimi termini, lo dobbiamo ammettere, il progetto Ricrea dell’Università degli Studi di Brescia ci pare addirittura semplice: bonificare i terreni contaminati o inquinati utilizzando gli scarti dei cereali. Il programma, presentato nell’aula consiliare di Ingegneria nel corso del convegno “Innovazione ed economia circolare: nuove opportunità per una produzione cerealicola sostenibile”, punta a sviluppare un nuovo utilizzo dei rifiuti normalmente generati durante la trasformazione di cerali e legumi, che porta alla produzione di una serie di microrganismi, produttori di biosurfattanti e biotensioattivi, a loro volta in grado di biodegradare le sostanze inquinanti. Attualmente il gruppo di lavoro ha già svolto alcuni test in laboratorio ottenendo risultati positivi nella biodegradazione delle gocce di petrolio.
Scarti dei cereali per i terreni contaminati: tutti i dettagli del progetto
I potenziali benefici portati da una soluzione di questo genere sono naturalmente molteplici: al di là della elegante gestione dei rifiuti cerealicoli in nuovi cicli produttivi, infatti, è interessante notare come il progetto presenti una alternativa ecocompatibile ai reagenti sintetici che vengono tradizionalmente utilizzati nelle operazioni di bonifica, con tanto di prevenzione della produzione dei rifiuti che andrebbero a generarsi durante tali lavori ed evitando dunque il loro trasporto e lo smaltimento in discarica.
Al momento, per fornirvi un briciolo di contesto e tradurre in dati il potenziale impatto di questo progetto, nel territorio del nostro caro e vecchio Stivale si trovano 4.689 siti contaminati e 5.379 siti potenzialmente contaminati – numeri che come potrete certamente intuire sono per di più in continua crescita -, con oli minerali, metalli pesanti e IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici) come il petrolio o il carbone identificati come principali protagonisti.
Più precisamente, le aree contaminate destinate eventualmente alle operazioni di bonifica sono pari a 66.561 ettari, di cui 37.816 ettari relativi a procedimenti in corso e 28.745 ettari relativi a procedimenti conclusi, con il 50% dei terreni contaminati che viene smaltito in discarica.
“Ricrea è uno dei tanti progetti di innovazione in Lombardia in cui la cooperazione agroalimentare sta investendo non solo per difendere il reddito degli agricoltori, ma per produrre in un’ottica sempre più sostenibile” ha spiegato Fabio Perini, presidente di Confcooperative FedAgriPesca Lombardia.
Il progetto, è bene notarlo, può contare sul cofinanziamento dal ministero dell’Ambiente e sulla partnership della Società Agricola Cooperativa Quadrifoglio di Castellucchio (Mn) con 120 aziende agricole socie, l’azienda BioC-CheM Solutions operante nel settore della microbiologia industriale, la società Sistemi Ambientali attiva nel settore del trattamento rifiuti e Promocoop Lombardia.
“Tutelare il comparto cerealicolo lombardo è fondamentale anche per un’altra filiera, quella zootecnica che oggi è la principale destinazione d’uso dei cereali” ha continuato Perini. “Basta un dato, il 45% del latte nazionale proviene da aziende operanti sul nostro territorio e, fra queste, più del 60% è prodotto da cooperative”.