In principio avrebbe dovuto rimanere il vigore almeno fino al 2024. A cosa ci stiamo riferendo? Semplice: al blocco della pesca dei ricci di mare nelle acque della Sardegna, introdotto circa un anno fa nell’ottica di consentire a questa delicata specie marina di ripopolare i fondali locali. La manovra, varata in seguito al “massiccio prelievo dell’ultimo decennio”, fu naturalmente accompagnata da una serie di indennizzi riservati agli stessi pescatori: 600 mila euro depositati subito e dopodiché altri 1,2 milioni negli anni a venire, il 2022 e il 2023. A onore del vero va tuttavia sottolineato che, al di là della sua innegabile natura virtuosa, lo stop forzato non stava portando ai risultati sperati: la popolazione di ricci di mare nelle acque sarde continuava a indugiare su numeri pericolosamente bassi, con le autorità regionali che naturalmente attribuivano lo stallo alle attività di pesca di frodo.
Le proteste dei pescatori e il semaforo verde
Non prendiamoci in giro: di tentativi di pesca illecita ce ne sono stati. Ve ne segnaliamo uno dello scorso aprile, quando tre pescatori di frodo furono intercettati dal Corpo forestale della stazione di Trinità d’Agultu con ben quattromila esemplari catturati illegalmente. Segni, questi, di una rottura poi diventata inevitabile: i ricciai sardi avevano infatti preso a organizzarsi in protesta sotto ai portici del palazzo regionale in quel di Cagliari; e le loro voci hanno eventualmente trovato qualcuno pronto ad accontentarli.
Dal Consiglio regionale è infatti arrivato il cosiddetto semaforo verde alla riapertura della pesca, con l’entrata in vigore da oggi – giovedì 1 dicembre – fino al 30 aprile dell’anno prossimo. Stando a quanto lasciato trapelare il pollice in su è arrivato grazie a un emendamento della maggioranza di centrodestra alla legge Omnibus; che permetterà per l’appunto ai pescatori sardi di catturare ricci per un massimo di novanta giorni.
“Torniamo a lavorare” esultano i ricciai; ed è vero – la raccolta, il trasporto, lo sbarco e la commercializzazione sono tutti stati autorizzati regolarmente -, ma ci sono alcune condizioni. I giorni di raccolta sono infatti comunque inferiori rispetto al passato, e vige in più l’obbligo di riempire una cesta in meno. Nei giorni a venire le autorità regionali torneranno ad affrontare il tema, arrivando a proporre, con ogni probabilità, un fermo pesca da maggio 2023.
“Siamo felici, potremo continuare a sfamare le nostre famiglie. La proposta della raccolta della plastica e del pagamento di 500 euro al mese non aveva senso” ha commentato Gesuino Banchero, rappresentante dei pescatori cagliaritani e oristanesi. “Il limite di tre ceste e di quattro giorni a noi va benissimo, è ciò che avevamo chiesto sin dal primo momento alla Regione”.