A quanto pare a Sara Arfaoui, moglie del calciatore Ilkay Gundogan, i ristoranti di Manchester non piacciono per niente. Anzi: li ha definiti “orribili”. Solo che o si mette a cucinare lei stessa o se li fa piacere visto che, accidentalmente, il marito è il capitano della squadra di calcio del Manchester City e lì deve stare.
Sara Arfaoui, 27 anni, modella e influencer, ha spiegato su Instagram che a Manchester non c’è nulla: qui tutto è orrendo. Ha provato a cercare un buon ristorante, magari un vero ristorante italiano, un buon sushi o anche solo un locale con cibo fresco, ma tutto quello che è riuscita a scovare è cibo surgelato.
Secondo la modella, qui i ristoranti si concentrano sul fare soldi con le bevande: sono praticamente locali notturni che non puntano sul cibo di qualità. E sottolinea a che, forse, a Londra la situazione è diversa, ma qui a Manchester non c’è niente.
Troppo esigente? Forse, ma anche Jorgelina Cardoso, moglie di Angel Di Maria, ex centrocampista del Manchester United, era stata dello stesso avviso. Alla Cardoso la città di Manchester non era piaciuta neanche un po’: non solo la gente era strana e le dava la sensazione, quando camminava in giro, che stessero per ucciderla, ma anche il cibo era disgustoso.
Il critico Jay Rayner, però, la pensa un po’ diversamente. Secondo lui Manchester è piena di ristoranti indipendenti che sono fantastici. Anche per Hannah Evans, critico del Guardian, le parole di Araoui sono state eccessive. Anzi: le ha dato dei consigli su dove mangiare, per esempio al Mana, ristorante stellato e dai prezzi stellari che offre un menu degustazione da 16 portate o il San Carlo, ristorante apprezzato da Roberto Mancini quando guidava la squadra.
E ancora: c’è il Tast, ristorante spagnolo fondato da Pep Guardiola, il locale che appartiene al capo del marito (anche se, qualche anno fa, il Tast era stato bocciato, ma magari da allora è migliorato).
Secondo Ben Chaplin del gastropub Black Friar, il problema è che calciatori e mogli vanno solo in pochi ristoranti da loro considerati “instagrammabili”, dove magari la fa da padrone la scenografia, ma dove il cibo non è sempre una priorità. Questi sono posti dove vai per dire guarda dove sono, non certo per mangiare bene.
Più o meno dello stesso avviso è Gary Uscher, proprietario dei ristoranti Kala e Hispi: il ristoratore è orgoglioso del fatto che fra i suoi clienti non figurino i calciatori e le consorti, anzi, se venissero da lui si domanderebbe se sta facendo bene il suo lavoro.