Ci sono poche cose di cui sono esperto. La parmigiana di melanzane. I filetti di acciughe. Il Salone del Gusto. Dunque, visto che tra due settimane inizia a Torino la più bella festa italiana del cibo, mi permetto di darvi qualche consiglio elaborato in decenni di frequentazione.
Trovatevi un amico a Torino da cui dormire. Stare un giorno solo non ha senso, pagare un albergo il triplo del valore nemmeno.
Il Salone 2018 si tiene dal 20 al 24 settembre ed è diviso in due: la parte fieristica al Lingotto/Oval, l’enoteca i Food Truck e tante altre cose in pieno centro, a Palazzo Reale e dintorni. Se vi è chiaro questo, il grosso è fatto.
Rispetto alle edizioni tutte al Lingotto (nel 2016 fu completamente in città), entrare costa niente. Comprate in prevendita sul sito del Salone: entrare un giorno costerà 5 euro, tutti i giorni 20 (alle casse costa il doppio).
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Se sperate di saziarvi perché vi siete iscritti a un laboratorio, sbagliate. Ai laboratori si va per imparare. E imparare vuol dire assaggiare, non mangiare. Non entrate in un laboratorio con la fame e la sete, sarebbe frustrante.
Andate al Lingotto giovedì o venerdì, sabato state in città, domenica andatevi a fare un giro in Monferrato o in Roero (la Langa la conoscete già, no?). Lunedì tornate al Lingotto a veder se è avanzato qualcosa.
Non provate per nulla al mondo ad avvicinarvi al Lingotto in auto, a meno che non trasportiate damigiane. La metro arriva a duecento metri. Quale linea? Non vi sbaglierete: a Torino ce n’è una sola (e Lingotto è il capolinea).
C’è un’infinità di eventi collaterali in tutti i quartieri, a Mirafiori, a San Salvario, nella bellissima nuova sede della Lavazza, la Nuvola, nel nuovo EDIT: usate il Salone per scoprire le cose nuove della città (e anche per uscire dalla folla ogni tanto).
Se sapete niente di Torino e volete darvi alla movida notturna gli epicentri sono: San Salvario (sul navigatore mettete via Baretti), Vanchiglia (mettete via Santa Giulia), Regio Parco (mettete via Reggio).
Non provate ad arrivare in piazza Castello in metropolitana perché la metropolitana non ci arriva. Ma da Porta nuova son dieci minuti a piedi in pieno centro.
La prima sera –giovedì– Eataly fa una figata: con 48 euro si mangia e si beve di tutto nell’ex stabilimento Carpano, proprio di fronte al Lingotto. Con 78 si sommano anche i piatti di sei stellati piemontesi. Tanta robba.
Non sperate di mangiare assaggiando tra i banchetti del Lingotto. È concettualmente sbagliato e soprattutto non vi riuscirà, producendo enorme nervosismo.
Per pranzare al Lingotto andate dai cibi di strada, sopra tutti dalle mie adorate bombette pugliesi. Se mangiate da Spizzico o con un hot dog dal prezzo inverecondo non vi meritate di leggere Dissapore, che peraltro, in qualità di media partner del Salone, avrà il suo spazio proprio tra i cibi di strada.
Se proprio volete andare a cena in un determinato ristorante in quei giorni, prenotate, prenotate, prenotate. È già tardi.
Le cene del Salone –i cosiddetti Appuntamenti a Tavola– sono al Cambio e da Eataly. Ci saranno Paolo Casagrande di Lasarte, Ana Ros, il padrone di Casa Matteo Baronetto, Moreno Cedroni e tanti altri. Sono belle. Ma non pensiate possano sostituire l’esperienza presso i ristoranti degli chef.
Se incontrate Carlo Petrini non chiedetegli un selfie, non è nel suo stile.
Nella parte mercato al Lingotto i Presidi rimangono le cose più interessanti. Cercateli. Quelli stranieri e italiani sono prevalentemente all’Oval, ma qualche altro italiano è disseminato nelle aree regionali del Lingotto. Ce n’è uno nuovo che è l’”aragosta spinosa di Banco Chinchorro e Sian Ka’an” del Messico. Dio come spero che ne abbiano una da farmi assaggiare.
In piazza Castello tutte le notti c’è spettacolo. C’è il vino. C’è la birra. Ci sono i food truck. C’è il meraviglioso centro di Torino. Insomma, what else?
Tendete le orecchie per le feste: tanti produttori, tante realtà cittadine organizzano feste nelle sere del Salone. Imbucarsi è spesso facile. All’ingresso basta bofonchiare qualcosa di gastronomico: “sono il cugino della cognata di Ana Ros”.
Se avete bisogno di indirizzi pop per mangiare andate in libreria e sfogliate “I Cento di Torino”. Potete anche non comprarla, ma se lo fate sono più felice visto che l’ho scritta con i gloriosi Cavallito&Lamacchia.
Buon Salone. Torino vi aspetta.