Salone del gusto di Torino: l’evento più importante dell’intera galassia gastronomica, organizzato da Slow Food. No, non si tratta di essere inutilmente enfatici, e voi non alzate il sopracciglio ostentando inappetente e snobistico disinteresse. Il Salone del Gusto, e l’indissolubile legame con il polo fieristico Lingotto Fiere — un’edizione ogni 2 anni dal 1996– vi piace, ci piace.
Saranno le meraviglie esposte nell’area mercato o la scioccante orda di laboratori, conferenze, cene e presentazioni, sarà quel che sarà ma per qualsivoglia sgamatone del cibo, noi per primi, la presenza al Salone del Gusto è irrinunciabile.
Eppure… (non vorrei dire noi ve l’avevamo detto ma ecco: noi l’avevamo detto).
Vi ricordate quando avevamo pronosticato un Salone del Gusto di Torino in una sede diversa, forse addirittura all’aperto? Alcune indiscrezioni tradivano la mancanza di un accordo tra GL Events, la società francese che gestisce Lingotto Fiere) e Slow Food.
Ecco, avevamo ragione.
Adesso sappiamo di più. Molto di più.
In occasione del ventesimo compleanno, il Salone del gusto 2o16 (anticipato dal 22 al 26 settembre) non cambierà solo la sede, dividendosi tra luoghi simbolo di Torino come il Parco del Valentino con il Borgo Medievale, Palazzo Reale, Teatro Carignano, il Circolo dei Lettori e la Reggia di Venaria Reale, ma adatterà al nuovo corso persino il nome, mutato in un più universale Terra Madre Salone del Gusto.
Lo ha deciso il fondatore in persona, Carlo Petrini, in condivisione con il Comune di Torino.
Non ci sbagliavamo neanche sui motivi del trasferimento: a quanto pare, non è stato raggiunto l’accordo economico con GL Events cui Slow Food aveva chiesto una consistente riduzione dell’affitto.
Già nel 2014 ogni stand del Salone del Gusto costava all’espositore dai 2100 euro più Iva in su. Per uno stand medio l’esborso era di circa 5000 euro.
A questa cifra andava aggiunta la “volontaria” donazione di 250 euro alla Fondazione Slow Food, 450 euro di parcheggio se si necessitava di un furgone adiacente come magazzino.
Le richieste di Slow Food non potevano spingersi oltre per compiacere quelle sempre più esose di GL Events.
C’è poi il modello “Cheese”, il festival del formaggio che Slow Food organizza per le strade di Bra con alcune zone «focus» in centro. Proprio quell’evento fortunato sembra aver ispirato la svolta in qualche modo rivoluzionaria.
Resta in noi aficionados lo scompiglio emotivo, da che parte schierarsi, puristi o innovatori?
Mentre ci pensiamo faremmo meglio a familiarizzare con l’idea di un Salone del Gusto sotto le stelle (e magari senza biglietto d’ingresso..).
[Crediti | Link: Dissapore, Slow Food]