L‘agricoltura pugliese piegata dalla spietata legge del numero. Si tratta, numeri alla mano, del comparto primario regionale con il peggiore saldo nascita – mortalità delle imprese attive nel contesto dello scorso anno: al 30 di novembre si contavano 75.386 imprese iscritte nelle camere di commercio pugliesi contro le 77.619 dell’anno precedente. Un solo anno, più di duemila serrande abbassate.
Un saldo annuale negativo che, secondo i calcoli effettuati dall’Osservatorio economico Cia Puglia, si traduce in una contrazione del 2,9% in termini percentuali, e che come accennato nelle righe precedenti assegna alla Puglia la maglia nera dell’agricoltura. Le criticità del settore primario pugliese, tuttavia, non si limitano qui: diamo un’occhiata più approfondita allo studio dell’Osservatorio.
Le difficoltà dell’agricoltura in Puglia: un’occhiata ai dati
Per quanto la mancanza all’appello di oltre duemila aziende agricole (2233, a essere ben precisi) sia un indicatore più che eloquente della crisi in atto, le difficoltà dell’agricoltura in Puglia sono estese in più declinazioni. Basti pensare, infatti, che gli addetti al settore primario nel contesto regionale sono di fatto diminuiti in quattro aree su cinque, con la sola eccezione della zona di Foggia.
Numeri alla mano, l’Osservatorio ha calcolato che nel territorio di Bari e nella Bat gli addetti all’agricoltura siano di fatto passati dalle 36.076 unità a 35.847 nello spazio di un anno (dal 30 novembre 2022 al 30 novembre dello scorso anno, lo stesso intervallo temporale a cui abbiamo già fatto riferimento in apertura di articolo); nel Tarantino da da 15.215 a 14.903; nella zona della provincia di Brindisi da 11.846 a 11.546 unità e nel Leccese – area che ha visto la contrazione più bassa in assoluto – da 11.350 a 11.255.
Come già anticipato solo la provincia di Foggia ha fatto registrare un “segno verde”, con un aumento degli addetti all’agricoltura dalle 30.442 unità alle attuali 32.705.
La cosiddetta pietra dello scandalo è, come probabilmente molti di voi avranno già intuito, la spietata legge dei numeri. Per farvela breve i prezzi sono scesi mentre i costi di gestione e di produzione si sono impennati, squilibrando la bilancia commerciale di molte aziende agricole verso un baratro senza possibilità di uscita.
Diamo ancora un’occhiata a qualche numero: L’Osservatorio ha calcolato che il grano duro pugliese e la redditività delle aziende cerealicole, nel 2023, abbiano subito un vero e proprio tracollo: in data 29 giugno 2022 il prezzo medio del grano duro si attestava sui 575,25 euro a tonnellata, mentre il 20 dicembre dello scorso anno si è registrato un valore di appena 370,75 euro a tonnellata, per un collasso che complessivamente equivale al -36%.