In Salento non mancano le polemiche per il divieto di mangiare in spiaggia il cibo portato da casa. Si tratta di una storia complicata: da una parte chi difende il proprio diritto a portarsi un panino da casa per evitare di svuotare il portafoglio ogni volta che compra due cose dallo stabilimento balneare, dall’altro chi tutela l’immagine del lido danneggiata da teglie di pasta da forno consumate sulla battigia.
Il divieto non riguarda specificatamente i panini portati da casa, ma è più generico: vietato consumare pasti e bibite non comprati al bar dello stabilimento. Il problema dei bagnanti, però, è quel menu che non è esattamente economico.
Situazioni del genere stanno accadendo da settimana: a fine luglio era toccato a Leuca, la settimana scorsa a Otranto e adesso è toccato a una spiaggia di Torre Lapillo, poco a nord di Porto Cesareo. Qui una famiglia era stata invitata dai gestori dello stabilimento a non mangiare in spiaggia cibo preparato fuori dallo stabilimento. Peccato che quelle friselle ordinate allo stabilimento fossero costate più di 30 euro.
Ovviamente il gestore si è giustificato sostenendo la particolarità di quelle friselle: era una frisa con tartare di gamberi consegnata sotto l’ombrellone.
Secondo Giuseppe Mancarella, responsabile provinciale di Cna Balneatori, una polemica come questa rischia di danneggiare il turismo di alto livello che si stava creando in zona. E ribadisce un concetto: in tutta Italia, se si entra in un locale, si guardano i prezzi. Ciascuna partita Iva è libera di fare i prezzi che vuole, basta checi sia un listino chiaro e che si paghino le tasse.
Ha poi spiegato che non c’è un vero e proprio divieto, ma il problema è comportarsi in maniera educata: un conto è che si porta un panino come spezza fame, un altro è chi si porta tutta la teglia col cibo fatto in casa. Oltre a problemi di immagine, ci sono anche problemi igienico-sanitari. E ribadisce che non ci sono problemi con panini, frutta e una bottiglietta d’acqua, è tutto il resto che non va bene.
Più lapidario Mauro Della Valle, Federbalneari: lui applica quello che dicono l’ordinanza regionale e la legge sulla plastic free. In spiaggia non si possono portare cibi contenuti in plastica o contenitori di vetro. Ok ai panini, ma con buonsenso.
Più o meno dello stesso avviso è Alfredo Prete, presidente del Sib e titolare di uno stabilimento: quando entra in un ristorante e vede che c’è un piatto che non può permettersi perché troppo caro, non lo prende. La soluzione? Se in quel lido i prezzi sono troppo cari, basta spostarsi di poco: nel Salento c’è un’offerta turistica variegata, adatta a tutte le tasche.