La morsa dell’inflazione arriva a farsi sentire anche in Russia: stando alle stime redatte dal servizio federale di statistica Rosstat, infatti, i prezzi al consumo sono aumentati dell’11,6%, con il tasso di inflazione alimentare che nel secondo trimestre dell’anno corrente è arrivato al 19,5% – anche se va sottolineato che i fattori deflattivi, come il rafforzamento del rublo e l’aumento dell’offerta di frutta, verdura, uova e zucchero stanno rallentando il tasso di crescita complessivo. Ne consegue, in ogni caso, che i cittadini russi hanno preso a gravitare verso i prodotti alimentari più economici – esattamente come sta accadendo nel Regno Unito – poiché il loro potere d’acquisto si è sensibilmente ridotto.
In questo contesto sono soprattutto i discount a godere di un aumento delle vendite: Chiznik, un hard discount russo, registra una crescita delle vendite nette complessive del 18,6% su base annua – una ventata di affari che ha addirittura portato ad aprire 300 nuovi punti vendita. Il tasso di inflazione eccessivamente elevato è stato per diversi anni la principale fonte di preoccupazione per le famiglie russe, che vedevano minacciato il proprio tenore di vita – un timore che, considerando la crisi economica innescata dalle sanzioni occidentali nei confronti della stessa Russia, non è mai stato così concreto.