È lui o non è lui? Beh, vediamo un po’ – il nome è decisamente il suo, il logo è lo stesso, lo stile potrebbe essere quello… L’insegna ok, forse potremmo rivederla; ma a un occhio distratto il Gucci Cafe recentemente spuntato a Mosca potrebbe apparire perfettamente originale – cosa che, come avrete potuto intuire, non è. La conferma arriva direttamente dal brand, che ha dichiarato di non essere né affiliato né tantomeno di avere approvato l’apertura del locale moscovita, che secondo i media locali è di fatto il prodotto di una partnership tra i musicisti russi Yegor Creed e Timati e il ristoratore Anton Pinsky. Ah già, prima di continuare, c’è un altro tassello mancante: niente Massimo Bottura, da queste parti.
Il Gucci Cafe di Mosca: i dettagli del locale-clone
A far germogliare i dubbi, come accennato, è soprattutto l’insegna, che consiste nella scritta Gucci Cafe raffigurata come capovolta; che di fatto consiste in un vero e proprio brand che Pinsky e compagnia bella hanno a più riprese tentato di registrare presso l’ufficio marchi russo, insieme ad altri capolavori del calibro di Dom Gucci e lo stesso Gucci sempre in versione capovolta, come appesi a testa in giù, e sempre da utilizzare nel contesto dei servizi di ristorazione.
Come accennato in apertura un portavoce di Gucci – quello originale, stavolta – ha confermato che il marchio non è in alcun modo collegato al ristorante e sottolineato di non avere “concesso alcun consenso, permesso o diritto ad aprire e gestire questa istituzione, sia sotto contratto che in altro modo”. Naturalmente, il colosso della moda si adopererà per rispondere a modo all’iniziativa degli imprenditori moscoviti.
Il consenso degli avvocati specializzati in casi di questo genere, russi compresi, è che il Gucci Cafe di Mosca è un esempio lampante di contraffazione, ma Pinsky & Co hanno finora respinto in maniera proattiva qualsiasi reclamo imminente da parte del brand di moda, sostenendo che non stanno violando alcun marchio in quanto stanno gestendo un ristorante chiamato EFAC ICCUG, e non GUCCI CAFE. Chiaro, no?
Quel che è ancora più tragicomico, la vittoria di Gucci – di nuovo: a sto giro intendiamo quello originale – contro il clone russo in una ipotetica causa è tutt’altro che scontata, considerando che, secondo i media locali, il governo russo avrebbe imposto una moratoria sulla protezione dei marchi per le aziende provenienti da Paesi “ostili”, ovvero quelli che hanno implementato sanzioni in seguito all’invasione dell’Ucraina. In altre parole, i diritti appartenenti a società di determinate nazioni – Gucci evidentemente incluso – potrebbero non essere riconosciuti dai tribunali russi. Non che sia un problema per Pinsky e il resto della Banda Bassotti, sia ben chiaro: il loro brand si chiama Efac Iccug, non Gucci Cafe.