Per il pastificio Rummo, duramente colpito dall’alluvione del 2015 che aveva distrutto gli impianti produttivi, si era mobilitato il web intero: collette, crowdfunding, raccolta fondi e campagne di solidarietà come #saverummo.
Nello spazio di poche ore dall’esondazione del fiume Calore, anche i volontari si erano mobilitati per andare a spalare il fango che aveva completamente invaso il pastificio di Benevento, rendendo inutilizzabili tutti i macchinari.
Persino i calciatori dell’Avellino, squadra tradizionalmente rivale del Benevento, scesero in campo con stampato sulle maglie il nome dell’azienda colpita.
Ora, a distanza di quasi due anni, il pastificio campano ha ottenuto, anche grazie alla continua attenzione del web, un altro importante contributo nella lunga strada verso il risanamento e la totale ripresa dell’attività produttiva, come riporta il Corriere della Sera.
Il Tribunale di Benevento ha in pratica salvato il pastificio dal fallimento, ammettendo l’azienda all’istituto del concordato preventivo in continuità, che in soldoni significa una dilazione di 10 anni nel pagamento dei debiti contratti dall’azienda con il sistema bancario.
Come scrive il Corriere, Rummo ha al momento un’esposizione debitoria di 97 milioni di euro. Grazie alla dilazione concessa, i creditori verranno rimborsati con un importo iniziale pari al 47% del totale, con possibilità di arrivare al 60%.
Inoltre, il piano industriale di Rummo prevede di portare entro il 2020 il fatturato a 80 milioni dagli attuali 66.
Una boccata di ossigeno per il pastificio nato nel lontano 1846 che prima dell’alluvione commercializzava 140 tipi di pasta, venduti in 30 Paesi, e che lo scorso anno ha esportato il 40% della produzione.
Antonio Rummo, responsabile commerciale della società che grazie al provvedimento del Tribunale può permettersi di guardare al futuro in maniera diversa, ringrazia ancora la mobilitazione generale del web intero, che forse ha avuto un ruolo rilevante anche nell’attuale decisione:
“Rilevante e per noi del tutto sorprendente, anche perché non avevamo i mezzi per sostenere quella campagna. La mattina del 15 ottobre ci ritrovammo con i macchinari, i container, i mezzi aziendali spazzati via da un’ondata di acqua e fango alta quattro metri. Fu un’iniziativa che nacque in modo del tutto spontaneo».
[Crediti | Corriere della Sera]