La presenza di attività commerciali, artigianali e di ristorazione nel centro storico di Roma torna all’ordine del giorno: la fragile “tregua” raggiunta lo scorso anno, che ha fondamentalmente bloccato in toto l’apertura di tali attività, è ormai giunta agli sgoccioli. La pietra angolare della questione rimane sempre la stessa – la volontà di garantire la vivibilità dei quartieri in questione, tutelando allo stesso tempo il patrimonio storico e artistico del centro capitolino; e con la sopracitata proroga prossima allo scadere diventa urgente stabilire quali e quante nuove attività potranno tirare su la serranda.
Il nuovo regolamento, stando a quanto lasciato trapelare, punta a mantenere per i prossimo tre anni il divieto di apertura per i minimarket e di negozi di souvenir; consentendo tuttavia l’apertura di “attività artigianali della tipologia alimentare” – pizzerie al taglio, gelaterie e amici stretti, tanto per intenderci. Scoppiano le proteste.
Le proteste per la salvaguardia del centro storico di Roma
Il discorso è delicato e ha alimentato forti fratture all’interno dei comitati decisionali: prendiamo l’esempio del Municipio I che, chiamato a esprimere il proprio parere sul nuovo regolamento, è riuscito ad approvarlo con un margine fragilissimo (14 voti favorevoli contro dodici contrari). I fronti più intransigenti, come i comitati parte della Rete di associazioni per una città vivibile (Racv), hanno invece annunciato una vera e propria mobilitazione per esprimere “il fermo dissenso rispetto alla proposta di deliberazione di Alemanni”.
L’appuntamento è previsto per le ore 18 di oggi, lunedì 29 maggio, in piazza del Campidoglio; con l’obiettivo di chiedere l’adozione di emendamenti che “confermino almeno il divieto di apertura e trasferimento delle attività di artigianato alimentare, oltre alla limitazione dei trasferimenti solo in ambiti limitati”. Alemanni che, dal canto suo, difende la propria decisione facendo notare che in caso contrario il divieto sarebbe – come accennato in apertura – decaduto nei giorni a venire, innescando il liberi tutti per qualsiasi attività.
Una spiegazione, quest’ultima, che non ha pienamente convinto il fronte dell’opposizione. “Nella delibera si fa riferimento ad una riduzione dei laboratori artigianali nel settore alimentare che, all’interno del sito Unesco, è stata del 37%” ha commentato a tal proposito Giuseppe Lobefaro, capogruppo di Azione nel municipio I. “Ci sarebbe piaciuto leggere questa ricerca che, segnalo, è stata realizzata negli anni della pandemia. In realtà la saturazione di queste attività è sotto gli occhi di tutti”. Il regolamento in programma, ha continuato Lobefaro, rischia di diventare “un cavallo di Troia per quanti, aprendo come laboratori artigianali, andranno ad avviare altre attività di somministrazione. E non ce n’era proprio bisogno, nelle strade del centro”.