A Roma la Tari di bar e ristoranti è la più alta d’Italia. A dirlo è un rapporto di Confcommercio Roma che punta il dito sulla tassa dei rifiuti che i locali romani devono pagare: è da record. Il dossier di Confcommercio parla chiaro: la media nazionale della Tari per un ristorante è di 20.50 euro/mq e di 16.08 euro/mq per un bar, mentre a Roma un ristorante di Tari paga 39.42 euro/mq e un bar 34.91 euro/mq.
E pensare a che a Firenze un ristorante paga in media 27 euro/mq, a Bologna e zone limitrofe si pagano 16 euro/mq e in Lombardia 18 euro/mq. Il problema è solamente Roma: nel resto del Lazio le cifre riportate da Confcommercio sono in media con quelle nazionali. Per esempio, un ristorante di Viterbo paga 13 euro/mq, a Frosinone si è addirittura al di sotto dei 12 euro. Idem dicasi per i bar: un bar di Viterbo paga 11 euro, uno di Frosinone 14.39 euro. A Rieti e Latina la spesa è un po’ più alta, ma neanche paragonabile a quella di bar e ristoranti di Roma.
Giancarlo Deidda, commissario Fipe Confcommercio Roma, parla di una situazione sempre più preoccupante: in teoria dal 1 gennaio 2018 i Comuni avrebbero dovuto seguire il principio di “chi inquina paga”, ma così non è stato. Bar e ristoranti sono costretti a pagare cifre esorbitanti, con pure la beffa di avere un servizio del tutto inefficiente: i problemi della raccolta dell’immondizia a Roma sono noti a tutti. Deidda chiede che l’intero sistema sia revisionato, partendo proprio dalla determinazione dei coefficienti sulla base dei quali viene stabilita la tariffa. E chiede anche che vengano inserite agevolazioni o esenzioni per chi produce rifiuti “pregiati”, fra cui anche l’organico e anche per le attività che fanno la raccolta differenziata.
Che il sistema di raccolta rifiuti porta a porta di Roma non funzioni, è davanti agli occhi di tutti: gli operatori privati non riescono a compiere giri sufficienti e le cose stanno per peggiorare perché molti di loro sono stati costretti a licenziare decine di dipendenti a causa di inadempienze contrattuali di Ama. Il che vuol dire che anche loro smetteranno di operare se la situazione andrà avanti così, peggiorando ulteriormente il servizio.