Il gelato non è sicuramente un’invenzione dei romani, ma la città eterna ha sposato alla perfezione l’arte gelatiera. Una su tutti: la pasticceria storica Giolitti. A Roma il laboratorio si trova vicino al Pantheon e alla Camera dei Deputati. Dunque, che siate turisti o abitanti della Capitale, prendete appunti per la prossima passeggiata in centro nonostante l’emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus abbia affossato anche questo posto.
Giolitti ha mandato i dipendenti in cassa integrazione come Nicoletta, da 30 anni al servizio della gelateria. “Per le cose in più non c’è spazio, i soldi sono diventati troppo pochi”, dichiara la dipendente che da poco è tornata a lavoro. Il Covid ha reso, così, ancora più evidenti i divari sociali impoverendo il Paese giorno dopo giorno.
Che si tratti di un caffè, un gelato, Giolitti è un punto di riferimento anche per il mondo politico. Si dice che Giulio Andreotti amasse la loro pasta. Nel 2008, invece, la gelateria ospitò le figlie di Obama – in visita a Roma per il G8 – per un breve corso sulla preparazione del gelato italiano.
“I clienti sono ancora pochi rispetto al pre Covid e all’anno scorso di questi tempi. Il Covid19 ha fatto crollare il fatturato del 65%”, dichiara Giovanna Giolitti che è convinta di un miglioramento con il ritorno del turismo internazionale. Il segno più evidente della crisi, poi, è il fatto che questo posto, senza la pandemia, avrebbe reclutato altre 8-10 persone stagionali tra marzo e settembre. Assunzioni ovviamente rimandate.
Al momento la Cig ha permesso di ammortizzare il colpo, ma “cosa accadrà dopo?”, si chiede la signora Giolitti che teme di dover arrivare a licenziare qualcuno tra i suoi dipendenti. A pagarne le spese sono anche i fornitori. “Da Giolitti si consumavano, in media, 10 chili di caffè al giorno. Oggi siamo a 3 chili”, racconta il barman Danilo Rossi all’HuffPost.