Non si sa neanche come chiamarla, ma “disavventura” è subito sembrato il termine appropriato. Dunque, proviamo a ricostruirla questa disavventura.
Siete in giro con vostra madre nel centro di Roma, e dopo aver camminato fino a piazza S. Silvestro decidete di ritemprarvi con un caffè. Individuate un bar nei pressi, abbastanza anonimo all’apparenza, ma il caldo si fa sentire, meglio entrare.
L’accoglienza lascia a desiderare, neanche un saluto, allora vi accomodate al tavolo e al materializzarsi del cameriere ordinate il sospirato caffè. Anzi, per la precisione, un decaffeinato e un caffè americano.
[Caffè Vaticano: scontrino da 204 euro per un “pranzo veloce”]
Poco dopo lo stesso cameriere ve li porta al tavolo, insieme a quella che Corriere.it definisce inevitabilmente “l’amara sorpresa”. Che è poi lo scontrino della foto: 5 euro per il caffè americano, 4,50 per il decaffeinato, 1,62 il costo del servizio.
Totale: 11,12 euro.
Buon per voi che la protagonista della disavventura è Elena, che da romana qual è, nel raccontare l’episodio degli 11,62 euro per due caffè esprime tutto il suo disappunto:
“Una cosa così non mi era mai successa. Sono entrata con mia madre in un bar che da fuori non sembrava placcato d’oro –si schernisce–, ma che per due caffè ci ha presentato un conto pari a quello di una pizza e di una bibita”.
Poi si preoccupa per i conti sanguinosi e le frequenti truffe ai danni dei turisti che certo non migliorano la reputazione della sua città, già abbastanza compromessa:
“Che figura fa, Roma, con i turisti stranieri? Quello che stupisce è che certi locali, oltre ad applicare prezzi fuori dalla norma, abbiano anche il coraggio di far pagare il servizio. Cinque euro per un caffè è un furto, per non parlare del senso di quei dodici centesimi del totale…”.
[Aggiornato il record mondiale a Roma: 64 euro per quattro gelati]
In realtà, vendere tazze di caffè a prezzi non esattamente popolari non è un’esclusiva dei bar romani, episodi simili sono capitati spesso a Venezia o a Firenze, per non parlare delle capitali straniere come Londra o Parigi.
Ma probabilmente i contesti turistici erano di maggior prestigio rispetto ai dintorni di piazza S. Silvestro, e i locali meno anonimi di quello protagonista della disavventura di Elena.
[Crediti | Corriere.it]