Per individuare i ristoranti e bar No Green Pass di Roma esistono vere e proprie mappe interattive, facilmente consultabili su Animap e Umpa, e perfino un gruppo Telegram – dall’eloquentissimo nome “Esercenti no Green Pass” – nato ad agosto 2021. Una lista di attività che, per usare le loro stesse parole, “non intendono escludere nessuno, e che permettono a tutti un libero accesso ai propri prodotti e servizi”.
Non confondetevi, eh: a Roma il Green Pass è ancora obbligatorio. E le sanzioni per chi sgarra ci sono, eccome: 400 euro, 280 se pagati entro 5 giorni. Rimane sempre, però, la possibilità di fare ricorso, con i recidivi che vedono il proprio locale chiuso per cinque giorni. Qui, però, sta il trucco: i cosiddetti “diffidati” vengono ricontrollati dopo una manciata di giorni e, se tutto è in regola, ecco che la diffida cade, e la giostra è pronta per un altro giro.
“Non sono vaccinato e sono profondamente contrario al Green Pass. Le mie opinioni restano tali, e non sarà certo un articolo di giornale a farmi cambiare idea” dice Jason Baldassarri, titolare di Fortunato al Pantheon, che sostiene di non essersi mai iscritto alle mappe interattive di cui sopra. E la multa, però? Pagata? “Assolutamente no, ho fatto ricorso e ho affidato il tutto ai miei avvocati” spiega Baldassarri. “Ormai siamo circondati dall’estremismo, e vale sia tra chi è No Vax che per chi è pro vax. Il governo ha detto tutto e il contrario di tutto in due anni. Noi siamo stati chiusi per quasi un anno, ho pagato tutti i miei dipendenti in quel periodo, non ho licenziato nessuno. Abbiamo fatto tutti gli adeguamenti, curiamo l’igiene, il distanziamento, teniamo la mascherina. E poi ormai la situazione è paradossale”.