Come già accaduto a Torino, anche a Roma i bar e locali dell’Eur hanno perso il 90% degli incassi a causa dello smart working. Il che era prevedibile: se la gente sta a casa a lavorare, non ha più bisogno di andare a mangiare fuori.
La maggior parte degli uffici dell’Eur sta lavorando in smart working, soprattutto per quanto riguarda gli uffici pubblici. Se da una parte questo vuol dire trovare più facilmente parcheggio, per bar, locali e ristoranti è un altro paio di maniche: vuol dire avere molti meno clienti.
Fulvio Mario Candò, titolare del Lounge Bar Frong, ha spiegato che circa il 90% dei loro clienti sono impiegati. Solo che ormai lavorano quasi tutti da casa il che vuol dire che i tavoli rimangono sempre deserti. Secondo il ristoratore, la Fase 2 è stata paradossalmente peggiore della Fase 1: devono comunque pagare gli affitti arretrati e il ritardo nel pagamento della cassa integrazione ha fatto sì che dovessero anticiparla loro ai dipendenti in un momento in cui la liquidità latita.
Anche Ahmed Hosny del bar 370 Gradi spiega che ormai a lavorare sono rimasti solo i famigliari: una volta nel bar venivano a mangiare i dipendenti delle Poste, dell’Inps, di Fastweb o dell’Istituto di Commercio Estero, ma ormai sono quasi tutti in smart working. E anche quei pochi che sono tornati a lavorare in ufficio sono diffidenti.
Tutto ciò ha comportato che i bar dell’Eur che, prima della Covid-19 erano sempre pieni e con code infinite, adesso sono quasi deserti. Almeno nella Fase 1 lavoravano con l’asporto, ma adesso che possono stare aperti non c’è nessuna differenza: i clienti non ci sono. Così come non pervenuti sono gli aiuti da parte dello Stato: l’unico arrivato è il sostituto d’imposta al 60%, ma se non si fattura perché non si lavora, che imposte si pagano?