Certo che questi attivisti devono avere scorte infinite di barattoli di zuppa. Questa volta si tratta di membri del movimento ambientalista Ultima Generazione, facente parte di Extinction Ebellion. Le attiviste hanno deciso di gettare della zuppa di verdura sul quadro Il Seminatore di Van Gogh, esposto a Palazzo Bonaparte a Roma.
Iole Siena, presidente e amministratrice delegata di Arthemisia, la società che ha organizzato la mostra, ha spiegato che si aspettavano un gesto del genere: fortunatamente non c’è stato nessun danno, ma rimane comunque un gesto inutile. Anzi: erano così sicuri che gli attivisti avrebbero colpito di nuovo che avevano già fatto diverse riunioni insieme ai Carabinieri e ai responsabili del museo.
Durante questi incontri, avevano anche stilato un elenco delle opere che avevano le maggiori probabilità di essere colpite e fra di esse c’era anche Il seminatore. Prevedendo che qualcosa sarebbe accaduto, l’organizzazione ha vietato a tutti di portare con sé borse e zaini: secondo Iole Siena molto probabilmente è per questo che gli attivisti hanno potuto fare poco.
E spiega poi cosa sia successo: le quattro ragazze coinvolte nella vicenda sono entrate singolarmente, salvo poi unirsi a un gruppo. Arrivate davanti al quadro, una di loro ha tirato furoi un barattolo di zuppa che aveva nascosto nei pantaloni e lo ha lanciato contro il quadro. Come da copione, poi, le ragazze si sono attaccate al muro sotto al quadro usando l’Attack.
Fortunatamente al quadro non è accaduto niente (era protetto da un vetro), mentre meno bene è andata alle ragazze. I Carabinieri, infatti, le hanno identificate, portate in caserma e denunciate. Siena spiega che si tratta di azioni dimostrative che condanna con la massima severità: non solo sono gesti inutili, ma anche troppo plateali e fini a se stessi.
Dello stesso avviso è anche Gennaro Sangiuliano, ministro della Cultura: attaccare l’arte è un atto ignobile che deve essere condannato. La cultura è alla base della nostra identità e va protetta e difesa, non sfruttata come megafono per protestare. Questo gesto non può essere considerato come una legittima espressione di protesta: il ministro ricorda che i reati contro i beni culturali vengono puniti duramente e che gli autori possono essere perseguiti penalmente.
Ricordiamo che gli attivisti, dalle infinite scorte di zuppe in scatola, hanno imbrattato finora i Girasoli di Van Gogh a Londra (e niente, Van Gogh per qualche motivo non gli piace proprio), Il Pagliaio di Monet in Germania (questa volta hanno usato il purè di patate), le statue di cera di Carlo e Camilla di Madame Tussauds a Londra (a torte in faccia) e La ragazza con l’orecchino di perla di Vermeer a L’Aja (passata di pomodoro).