Aumenta il prezzo della manodopera e delle materie prime, aumentano le bollette, aumentano i costi per il trasporto, mentre gli incassi rimangono ancora danneggiati dall’imperversare della pandemia: il settore della ristorazione si trova a dover fronteggiare un inizio 2022 pieno di difficoltà, dopo un anno già segnato da forti incertezze.
Qualche giorno fa Federcuochi lanciò un allarme inequivocabile, e ora anche Fipe aggiunge la sua voce al coro descrivendo le ultime settimane come “la tempesta perfetta per le imprese del settore”. Di nuovo il protagonista (in negativo, si capisce) è l’aggravarsi della situazione pandemica, che inibisce i flussi e scuote il mercato del lavoro con obblighi di quarantena e restrizioni. Stando ai calcoli di Fipe, negli ultimi due anni i consumi nella ristorazione sono calati di 56 miliardi di euro, con 45 mila imprese che si sono viste costrette a tirare giù la serranda.
“La lista delle urgenze è lunga, dalle criticità che vive il mondo della ristorazione, soprattutto nei centri storici, alle prolungate difficoltà delle aziende di catering e banqueting, ferme per la mancanza di eventi” commenta Lino Stroppani, Presidente di Fipe – Confcommercio. “Tutte queste imprese sono in profondo rosso, stanno già facendo scelte di sopravvivenza, dall’aumento dei prezzi al taglio del personale: scelte dolorose a cui ci si rivolge non per guadagno o per spregiudicatezza ma solo per poter resistere. Come chiediamo ormai da giorni, bisogna intervenire subito”.