Sono in arrivo i 76 milioni previsti dalla legge di Bilancio 2022 per il “sostegno delle eccellenze dell’agroalimentare e della gastronomia”, o in altre parole per la ristorazione che “valorizza il Made in Italy“. La conferma è arrivata a margine dell’evento Futura, tenutosi nei giorni scorsi in quel di Cavalese, piccolo comune in provincia di Trento, direttamente dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida. Ora, la cifra sul piatto può far gola a molti, ma la dicitura “valorizzare il Made in Italy”, dobbiamo dire la verità, ci pare un po’ troppo vaga: quali sono, dunque, i criteri che determineranno chi riuscirà ad accedere alle risorse economiche?
76 milioni per la ristorazione: come fare per accedervi?
No, niente gare di cucina per determinare chi è il migliore a cucinare la pizza; e niente squadriglie di inquisitori per stanare chi osa mettere la panna della carbonara – anche se, a giudicare dalle voci che raccontano di un disciplinare per i ristoranti italiani all’estero, trovate del genere ci sembrano pericolosamente plausibili.
Più semplicemente, per accedere ai 76 milioni occorre avere un’attività avviata da almeno dieci anni o, in alternativa, avere acquistato “prodotti certificati Dop/Igp e biologici per almeno il 25% del totale” nel corso dell’ultimo anno. Ma il capitolo dedicato ai sistemi logici e alle norme operative non è ancora finito: è infatti importante notare che per i 20 milioni di parte corrente è stata siglata una convenzione con Invitalia che prevede un contributo del 70% (vi facciamo noi il calcolo: il tetto massimo è di 30 mila euro) delle retribuzioni per i nuovi contratti di apprendistato ai giovani freschi di alberghiero; mentre in conto capitale (56 milioni, se la matematica non ci inganna) sono stanziate risorse economiche per “per investimenti in macchinari professionali e altri beni strumentali durevoli”.
L’intera misura, come si sono premurati di spiegare le autorità coinvolte, è stata pensata per esemplificare l’idea del Governo stesso nella promozione dell’intero comparto agroalimentare: un sistema “sinergico e interconnesso” che sappia “fare rete” in tutte le sue parti – ristorazione dunque compresa – al fine di valorizzare nel mondo i prodotti del nostro Stivale. Tutto chiaro?
In altre parole, l’enogastronomia ma ancor di più il settore della ristorazione, forte della sua capacità di trasformare le materie prime, sono chiamati a svolgere un ruolo chiave nella valorizzazione dell’agroalimentare italiano. “Fare sistema è l’unica strada per riuscire a difendersi sul mercato globale dalle aggressioni che subisce il made in Italy” ha concluso Lollobrigida. “Il marchio Italia viene percepito come elemento di qualità, è una cosa buona e bisogna raccontarla bene”.