Lo stato di salute della ristorazione? Una domanda complicata, non c’è ombra di dubbio. Da un certo punto di vista sì, la pandemia da Covid è ormai ampiamente (e non possiamo fare a meno di sentirci come se la stessimo gufando) sotto controllo, e le restrizioni introdotte a tempo debito per tentare di combattere il contagio sono ormai state sollevate. I danni economici, tuttavia, sono stati davvero ingenti: basti pensare che nel 2020, anno che di fatto è ormai diventato sinonimo con il concetto di pandemia e ristoranti chiusi, il libro mastro del settore segna in inchiostro rossissimo un calo del fatturato addirittura del 45%. Difficoltà che, seppur in veste lievemente differente, sentiamo ancora oggi: in definitiva parlare di un settore che scoppia di salute è piuttosto sbagliato – motivo per cui la Fipe ha intavolato una nuova protesta contro l’aumento delle commissioni di recente annunciato da TheFork.
Fipe vs The Fork: vi spieghiamo il conflitto
Quando abbiamo scritto “difficoltà che sentiamo ancora oggi” non ci riferivamo certo solamente alle conseguenze della pandemia, che sono pur state pesantissime: al di là dei lunghi periodi di chiusura del 2020 pensiamo ad esempio all’emergenza di appena un anno fa, quando la nuova ondata del Covid provocò una vera e propria ondata di disdette in ristoranti e agriturismi sotto le festività. Il copione, siamo certi, ve lo ricordate bene: l’amico o il parente vi manda un messaggio vocale di quaranta secondi (di cui trentasette di scuse) per poi concluderlo con quelle famose parole: “Eh, comunque volevo dirti che sono positivo”.
Ma dicevamo, di acqua sotto i ponti ne è passata. Poi è arrivato quel gran casino che abbiamo imparato a riassumere con “caro bollette”, ossia prezzi dell’energia saliti alle stelle che, nel caso della ristorazione, erano arrivati a far paventare la chiusura ad addirittura un ristorante su dieci. La delicata bilancia del listino, nel frattempo, assorbiva tutta l’attenzione dei ristoratori: ritoccarli era quasi una necessità, ma occhio a non farlo troppo o ci si ritrova con la sala da pranzo vuota. Infine eccoci ai giorni nostri: l’annuncio di TheFork a cui abbiamo accennato qualche riga fa. L’idea è quella di aumentare del 12,6% a partire dal nuovo anno il costo delle commissioni che un ristorante paga per il servizio di prenotazioni on line. Fipe, naturalmente, non c’è stata.
“Un aumento esagerato che non ha giustificazione né nella dinamica dell’inflazione generale” si legge in un comunicato stampa dell’associazione “né tantomeno in quella del settore della ristorazione”. Un parere che trova spazio anche nelle parole di Aldo Cursano, Vicepresidente Vicario di Fipe: “Gli aumenti annunciati da TheFork sono assolutamente ingiustificati” ha commentato.
“Imporre aumenti delle commissioni a due cifre mentre i ristoranti faticano ad aggiustare i listini, significa allungare lo stato di difficoltà in cui le imprese ancora si trovano dopo due anni di pandemia e un altro lungo periodo di emergenza energetica” ha dichiarato Cursano. “In questo modo si continua ad alimentare una spirale inflazionistica che ha pesanti effetti sul potere di acquisto dei consumatori. Auspichiamo che TheFork tenga conto del quadro di contesto e riconsideri l’adeguamento dei listini”.