A partire dal primo aprile per bar, ristoranti e altri locali torna il canone di occupazione del suolo pubblico. Che significa? Che con il termine dello stato d’emergenza, gli esercizi in questione dovranno tornare a pagare per i tavolini, sedie e dehors sui marciapiedi o sulle strade: la misura fu introdotta, dopotutto, come forma di sostegno per riprendersi dalle difficoltà del primo lockdown.
La sospensione del canone aveva anche un valore simbolico: quale metodo migliore per riprendersi la vita se non festeggiando all’aperto? In questo senso il ritorno al pagamento (seppur, va detto, con tariffa ridotta) non porterà all’abbandono nei magazzini di dehors e tavolini, ma probabilmente a una conversione permanente di quelle che erano di fatto occupazioni temporanee. “Nove mesi di canone con lo sconto del 20 per cento non rappresentano una cifra proibitiva” spiega infatti Carlo Squeri, segretario di Epam, l’associazione che riunisce i pubblici esercizi di Milano, dove si stima che i dehors “extra” siano 2500. “Noi abbiamo sempre detto all’amministrazione che se avanzasse qualche soldo, sarebbe il caso di destinarlo a chi i tavolini all’aperto, per mille ragioni di natura logistica o burocratica, non è riuscito ad allestirli in questi due anni. Sono loro quelli da sostenere. E rappresentano il cinquanta per cento degli esercenti milanesi”.