La Fipe è chiara parlando di bar e ristoranti: i ristori sono stati bocciati da 9 imprenditori su 10. Non sono sufficienti e vanno riformati subito. Più precisamente, l’89,2% degli imprenditori ritiene che i contributi a fondo perduto erogati fra il 2020 e il 2021 ai titolari di bar e ristoranti siano stati poco o per niente efficaci.
Inoltre 8 titolari su 10 si sono visti ristoratore solo il 10% circa di quanto perduto lo scorso anno. È fondamentale tenere conto di questa bocciatura soprattutto in vista del momento in cui bisognerà definire le modalità di erogazione dei sostegni in seguito allo scostamento di bilancio di 20 miliardi di euro.
Roberto Calugi, direttore generale di Fipe-Confcommercio, ha spiegato di essere consapevoli dello sforzo fatto dal precedente governo per fornire risposte ai titolari dei Pubblici esercizi in questa situazione di pandemia, ma non è possibile negare il fatto che tali misure non siano state minimamente sufficienti (cosa che è stata sottolineata anche dai tafferugli scoppiati ieri davanti a Montecitorio durante le proteste dei ristoratori). È fondamentale garantire aiuti di maggior consistenza a chi ha perso fatturato perché è stato costretto a chiudere.
Non che ci siano molti margini di manovra per modificare il DL Sostegni, tuttavia Fipe ha individuato alcuni punti su cui è possibile intervenire. A partire dai canoni di locazione: solamente il 25% degli imprenditori ha ottenuto uno sconto sugli affitti da parte dei proprietari. Calugi ha spiegato che il canone di locazione pesa per il 10% sul fatturato delle imprese: è un costo fisso che in questo momento di mancati incassi è impossibile da sostenere.
Diventa, dunque, indispensabile ottenere la proroga del credito di imposta al 60% sui canoni di locazione e al 30% sull’affitto d’azienda anche per i mesi da gennaio ad aprile 2021. Fra l’altro questa misura è già stata prevista per i tour operator e le strutture turistico ricettive.
Altra richiesta è quella di abbattere il canone Rai per i Pubblici esercizi. Calugi ha ribadito che fra il 2020 e il 2021, i bar e i ristoranti sono rimasti chiusi per circa 200 giorni. Quindi sarebbe opportuno ridurre il canone Rai non del 30% come previsto dal decreto, ma almeno del 50%.
Stesso discorso vale per la Tari: la tassa sui rifiuti andrebbe azzerata o dimezzata visto che i locali chiusi non hanno utilizzato alcun servizio di raccolta rifiuti (e non aumentata come hanno fatto molti Comuni italiani).