Non solo i Milanesi: anche i ristoratori di Bruxelles hanno organizzato una protesta in piazza, lasciando sul pavimento le loro casacche da cuoco. Un gesto simbolico che avrebbe dovuto rappresentare il cimitero dei ristoratori, con centinaia di divise distese sul suolo, a simboleggiare la possibile morte del settore dell’HoReCa.
Dopo due mesi (57 giorni, per la precisione) di chiusura dei ristoranti per il lockdown (più o meno come avviene nel resto d’Europa, Italia compresa) i ristoratori hanno provato a farsi sentire anche nella città belga, chiedendo così più tutele e una graduale riapertura in condizioni di sicurezza. Anche perché, fanno notare i ristoratori in protesta, il loro settore è il terzo per importanza nel Paese, con 180mila dipendenti a tempo pieno, più di 200mila lavoratori occasionali e 60mila liberi professionisti e imprenditori.
La Gran Place di Bruxelles è stata dunque ricoperta da circa 800 camici bianchi, in una protesta guidata dallo slogan “Sono un operatore della ristorazione e vorrei rimanere tale”. Secondo i ristoratori partecipanti, ogni giorno che passa il settore soffoca a velocità sempre maggiore. E per evitare la sua morte, c’è un urgente bisogno di trovare rimedi efficaci. Gli attori dell’horeca chiedono dunque che si possa applicare lo stato di emergenza per il loro settore, che venga ridotta l’IVA al 6%, che la disoccupazione economica per cause di forza maggiore sia concessa fino almeno alla fine del 2020, che un l’esenzione dalle tasse sia applicata almeno fino alla fine del 2020 e che sia autorizzata la deducibilità fiscale dei costi.
[Fonte: Rtbf | Immagine: Pixabay]