Si è svolta a Roma l’Assemblea annuale della Confcommercio Fipe. E come sempre, da qualche anno a questa parte, il settore della ristorazione è tornato alla carica ribadendo la continua e cronica mancanza di camerieri e baristi nei ristoranti. All’appello, infatti, mancano qualcosa come 151.550 figure professionali, di cui il 50% sono camerieri e baristi, mentre nel restano 50% ci finiscono cuochi, chef e altre figure del settore. Ma c’è dell’altro: sembrerebbe una bella notizia quella dell’apertura di 8mila nuove imprese, non fosse che, in realtà, molte di più hanno chiuso.
Nella ristorazione persistono i problemi di sempre, ma perché?
Se nulla cambia, niente potrà cambiare, è abbastanza ovvio. Anche se nel 2022 le oltre 165mila aziende del settore della ristorazione hanno impiegato circa 987.052 lavoratori dipendenti, ecco che il 60% delle imprese fatica a trovare lavoratori. Tutti cercano figure oltre i 25 anni, che abbiano però esperienze specifiche, ma i candidati latitano.
Anche con la fine della pandemia la situazione non è migliorata. Tutti quei camerieri, baristi, cuochi, lavapiatti e addetti vari che, per chiusure e restrizioni, sono stati costretti a lavorare in settori diversi per poter sopravvivere, adesso che la pandemia è finita non sono tornati indietro sui loro passi e continuano a lavorare altrove, abbandonando il settore.
Settore che, forse, potrebbe anche farsi un esamino di coscienza: le richieste dei lavoratori sono sempre le stesse, se si fa orecchie da mercante è abbastanza evidente che la gente non torni a lavorare nel settore.
Comunque sia, anche per quanto riguarda il numero delle imprese, siamo sempre in calo. Nel corso dei primi mesi del 2023, sono state avviate 8mila nuove imprese, ma 14.869 hanno chiuso. Mancano dunque 6.869 imprese all’appello. E questo è un dato importante: nonostante le nuove aperture possano sembrare tante, in realtà sono molte di più le aziende che chiudono bottega. In pratica è come cercare di riempire di acqua un vaso bucato.
Se vi state chiedendo, poi, quanti siano i servizi di ristorazione iscritti a settembre 2023 alle Camere di Commercio italiane, ebbene, siamo a quota 334.173, di cui la maggioranza, il 14,6% per la precisione, si trovano tutte in Lombardia.
Secondo l’Assemblea FIPE per risolvere la situazione bisogna migliorare la comunicazione. Il presidente Lino Enrico Stoppani ha spiegato che i media e l’opinione pubblica hanno una visione distorta del settore e tendono a focalizzare solo alcuni aspetti (vedi la predilezione per i mass media e le testate giornalistiche per i cosiddetti “scontrini pazzi” che poi tanto pazzi non sono), di solito quelli meno importanti. E questo distoglie l’attenzione politica da ciò che servirebbe davvero alla ristorazione.
Il problema per Stoppani è che lo storytelling della ristorazione si ferma al primo livello, quello della spettacolarizzazione. Quasi mai si arriva alla realtà dei fatti, cioè alla vera complessità del settore, all’impegno e ai sacrifici.
E cita Francesco Favino. Sì, proprio lui, l’attore italiano che troviamo praticamente dappertutto, anche in un post sulla mancanza di camerieri e baristi e sul numero di nuove aperture in Italia. Favino in un’intervista abbastanza recente aveva parlato del Comandante Todaro sottolineando che mentre i politici stavano parlando di blocchi navali, ecco che invece i ristoratori di Lampedusa si davano da fare per cucinare e sfamare i profughi, dando così lustro alla categoria.