Un infermiere dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana ha lanciato un appello per aiutare i ristoranti in questo momento di chiusura: ordinare da loro una pizza, una colazione o una cena col delivery.
L’invito di Daniele Carbocci, segretario territoriale NurSind Pisa e membro del Direttivo Nazionale, ha fatto il giro su Facebook. In un post, l’infermiere ha proposto di supportare i ristoratori che in questo momento stanno affrontando un periodo di difficoltà, per via della chiusura totale o parziale al pubblico a seconda delle zone d’Italia.
L’iniziativa proponeva di supportare i ristoratori attraverso il delivery, chiedendo a tutti i suoi colleghi infermieri di ordinare una pizza, una colazione o una cena da asporto, per dimostrare sostegno a chi “ieri ci ha donato il proprio affetto e il frutto del proprio lavoro“.
Questo è il testo completo che Carbocci ha scritto sul Gruppo Facebook di NurSind Pisa, un gruppo pubblico dove gli infermieri degli ospedali e del territorio della Provincia di Pisa si scambiano pareri e consigli:
“A marzo i ristoratori, i pasticceri, i baristi, i pizzaioli anche i negozi di profumeria, hanno donato colazioni, pranzi, cene, creme lenitive agli infermieri che stavano affrontando l’emergenza covid.
I cittadini, i commercianti, loro sì, hanno riconosciuto il sacrificio che stavamo facendo nella guerra al covid.
Adesso, con le nuove restrizioni alle loro attività, ad essere in difficoltà sono loro.
Rischiano molto, rischiano anch’essi, in modo diverso, la loro vita è quella dei loro cari. Come noi sia allora che ancora oggi che siamo ripiombati in emergenza.
Gli infermieri non hanno stipendi da favola. Chi meglio di noi lo sa.
Ma una pizza, una colazione, un aperitivo (prima delle 18 ovviamente…) finanche una cena da asporto, credo che ce la possiamo permettere.
Allora cari colleghi, facciamo questo per chi ieri ci ha donato il proprio affetto e il frutto del proprio lavoro.
Ordiniamo pizze, colazioni, cene…finché possiamo facciamoci anche l’aperitivo.
Potrà non essere molto, ma è anche questo un segnale di resistenza e la dimostrazione del nostro ringraziamento e della nostra solidarietà a chi oggi è forse più in difficoltà di noi.
Perché lo stipendio di un infermiere non sarà grande…ma il cuore è innegabile che invece lo sia.”
L’esortazione alla solidarietà di Carbocci ricorda “Quando, quel 21 febbraio a Codogno, siamo sprofondati nel buio, quando gli infermieri all’improvviso si sono trovati nudi davanti ad un mostro sconosciuto, quando non c’erano più albe e tramonti, ma una notte infinita, chiusi per giorni dentro gli ospedali, pizzaioli, baristi, pasticcieri, ristoratori, sono stati l’abbraccio caldo quando non era più permessa nemmeno una carezza, hanno donato quello che potevano, e quella pizza fumante dopo giorni senza toccare cibo, è stata un miracolo d’amore.”
[ Fonte: Infermieristicamente.it ]