Un no secco da parte di Federalberghi per l’eventuale proposta – ritenuta bislacca dall’associazione – di aumentare l’IVA (per ridurre l’Irpef) su hotel e ristoranti. Una scelta non ancora ufficiale ma che sarebbe sul tavolo del governo secondo diverse fonti vicine alla maggioranza, per ora però smentite dal Ministero dell’Economia.
Di fronte ad un’emergenza con il coronavirus, che sta già facendo registrare gli effetti negativi sul settore turistico italiano “un grande Paese che crede e investe nel l’importanza dell’economia del turismo, si sarebbe affrettato ad adottare opportune misure di sostegno – spiega il presidente di Federalberghi, Bernabò Bocca – E invece, assistiamo sconcertati al fiorire di proposte bislacche, incentrate sull’aumento dell’aliquota Iva pagata da hotel e ristoranti”.
Difficile pensare di fare cassa spremendo gli ospiti stranieri, sottolinea Rocca, perché il turista poi sceglie altre destinazioni. “Chiediamo al Governo – prosegue il presidente – di non dar seguito a questa proposta autolesionista e di concentrare la propria attenzione verso le imposte evase da centinaia di migliaia di esercizi ricettivi abusivi che inquinano il mercato”.
Con l’incremento di un punto percentuale dell’IVA su attività di ristorazione e alberghi – ora al 10% – il governo porterebbe nelle casse 1,5 miliardi di euro che serviranno poi per ridurre l’Irpef. Una soluzione – ricordiamo: non ancora ufficiale – e che contesta pure Fipe (Federazione italiana dei Pubblici esercizi): “Ogni giorno circa 10 milioni di lavoratori pranzano nei bar e nei ristoranti e lo fanno per necessità, non certo per scelta. Un aumento dell’Iva colpirebbe innanzitutto loro. Le risorse per ridurre l’Irpef vanno trovate altrove”, dice il direttore generale Roberto Calugi.