Dalle 18 alle 24 ristoranti e bar potranno operare solo con servizio al tavolo. Tavoli che a partire da domani, lunedì 19 ottobre, potranno ospitare al massimo sei persone. Queste le principali novità riguardanti la somministrazione di cibi e bevande contenute nel nuovo Dpcm, annunciato pochi minuti fa dal premier Giuseppe Conte.
Nessuna chiusura anticipata rispetto a quanto già stabilito dallo scorso Dpcm, che a sua volta aveva imposto la mezzanotte come orario di fermo nazionale per il mondo della ristorazione (suscitando non poche polemiche e alcune provocazioni da parte di piccoli imprenditori dissidenti). Anche l’asporto resta consentito fino alle ore 24.
In compenso, si anticipa e non di poco lo stop al servizio dei clienti non seduti al tavolo, che fino ad oggi potevano consumare in piedi fino alle 21. Una restrizione che accomuna il nuovo Dpcm all’ordinanza della Regione Lombardia, che già dal 17 ottobre relega il consumo di alcolici al tavolo a partire dalle ore 18.
Una misura “anti-movida” prevedibile, se vogliamo, che si somma al diritto dei sindaci di “chiudere le piazze” quando lo riterranno opportuno, stabilendo arbitrariamente se l’assembramento è di troppo.
Più inaspettato il limite di sei commensali per tavolo, che va ad allinearsi con quanto decretato in precedenza riguardo al numero massimo di persone che al momento è possibile ospitare in casa. “E’ fatto obbligo per gli esercenti di esporre all’ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimo, sulla base dei protocolli e delle linee guida vigenti”, specifica Conte.
Vietate le sagre e le fiere locali, mentre restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale.