In questi giorni non si fa altro che parlare di fase 2, di chi potrà o meno riaprire, con attività come ristoranti e bar che le ipotesi più accreditate vedono in ripartenza dal 18 maggio. Tuttavia aprire in quelle condizioni di super sicurezza (dai divisori in plexiglass alla distanza di due metri tra i tavoli) “non conviene” per molti, fa sapere la Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi).
Un messaggio che troverebbe conferma nella percentuale che gli addetti ai lavori hanno riferito a Il Messaggero: fino al 40/50% dei pubblici esercizi potrebbe continuare a restare chiusa anche i giorni successivi al 3 maggio.
“Mi piange il cuore a dirlo ma per molti di noi non conviene riaprire – spiega Roberto Calugi di Fipe a Il Messaggero – Il bar è uno dei simboli di una qualità della vita che per il momento abbiamo perso”.
Situazione simile anche per quanto riguarda gli alberghi, come sottolinea l’associazione di categoria Federablerghi nella persona di Alessandro Nucara, che spiega: “Anche la stagione estiva sta evaporando.[…] Il 50% della nostra offerta è indirizzato a turisti stranieri. Se non si riattiva questo canale non ci sarà un sufficiente flusso di denaro per mantenere in piedi una gran parte delle strutture”.