Con la crisi post-lockdown che ha messo moltissimi ristoranti in difficoltà, secondo Confcommercio sarebbero a rischio il 60% delle attività. E così il settore prova a mutare, ad esempio, abbracciando la formula della dark kitchen.
Ma di cosa si tratta? Le dark kitchen sono ristoranti “virtuali” – che in realtà esistono già da qualche tempo, ma con la pandemia hanno avuto un forte accelerata – quindo delle semplici cucine dove i ristoratori si “limitano” a cucinare i piatti da consegnare a domicilio.
Quindi niente sala con posti a sedere, ma tutto viene declinato attraverso i soliti Glovo, UberEats eccetera. Una soluzione che permette di snellire la gestione di un’attività e dove, di fatto, è la casa del cliente che diventa il ristorante.
Ma con il delivery non è proprio tutto rose e fiori. “Le commissioni sono in continuo aumento e questo erode i fatturati – spiega un ristoratore milanese -. E poi c’è il grande tema dei dati. La piattaforme tendono a non condividerli con i ristoranti. Sono una miniera d’oro, ma vengono usati male”
FONTE: Business Insider Italia