Tutti i ristoranti d’Italia chiusi, dalle 18 alle 6 del mattino, pena la sospensione dell’attività. Se credete di aver già letto questa frase, vi sbagliate solo a metà: meno di 48 ore fa veniva pubblicato il “decreto Coronavirus” che divideva l’Italia in un nord tappezzato di zone rosse e in centro-sud (fatta eclusione per la provincia di Pesaro-Urbino) che ancora poteva sperare di non essere sottoposto alle “misure urgenti di contenimento del contagio” previste per la Lombardia e 14 province particolarmente colpite dal COVID-19.
Da oggi le zone rosse non esistono più: esiste un'”Italia protetta”, usando le parole pronunciate dal Presidente del consiglio Giuseppe Conte, intervenuto in diretta video sui siti e i social governativi, nonché a reti unificate, per estendere quello che abbiamo chiamato “Dpcm 8 marzo 2020”, nonché i provvedimenti volti a limitare l’espandersi del Coronavirus, a tutta la Penisola.
Un provvedimento annunciato e poco dopo pubblicato in Gazzetta Ufficiale: a partire da domani, 10 marzo, e fino al 3 aprile, tutto il Paese cambierà stile di vita. Se volete leggere il Decreto per intero vi rimandiamo al Dpcm dell’8 marzo (quello di stasera, come anticipato, non è che un’estensione del precedente), mentre noi riportiamo ciò che più compete questa testata: i ristoranti e i bar saranno chiusi, in tutta Italia dalle 18 alle 6, aperti solo per garantire il servizio diurno, come previsto dalla lettera n del decreto del Presidente del Consiglio dei ministri 8 marzo 2020. Ovvero:
n) sono consentite le attivita’ di ristorazione e bar dalle 6.00 alle 18.00, con obbligo, a carico del gestore, di predisporre le condizioni per garantire la possibilita’ del rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro di cui all’allegato 1 lettera d), con sanzione della sospensione dell’attivita’ in caso di violazione;
Una misura che si è resa necessaria, ha premesso Conte nel suo discorso, anche alla luce della disobbedienza civile degli scorsi giorni: il Presidente ha citato esplicitamente i noncuranti episodi di “movida”, ha parlato di rinunce necessarie facendo riferimento ad “aperitivi gustati e bar riempiti”. “Non possiamo più permetterci occasioni di aggregazione che diventano azioni di contagio”, ha ribadito.