Ristoranti che approfittano di una deroga nei dpcm e aggirano i divieti anti Covid dichiarando di effettuare servizio mensa per le aziende. Sono sempre più frequenti in vari posti d’Italia, come scrive Il fatto quotidiano riportando le parole di un imprenditore ed ex senatore, e raccogliendo altri casi. L’inghippo sta nel fatto che i vari dpcm prevedono una eccezione al divieto di aprire con servizio ai tavoli in zona rossa e arancione, per le aziende che non hanno una mensa interna e quindi si avvalgono di locali esterni. Questo il primo passo. A gennaio il vice capo di gabinetto del ministero dell’Interno Paolo Formicola ha fornito una interpretazione estensiva di questa deroga, specificando che non si deve essere una mensa, si può essere anche un normale ristorante o bar che ha con l’azienda “un rapporto contrattuale per la somministrazione di alimenti e bevande”.
Il secondo passo è stato quindi capire che non serviva neanche più cambiare il codice Ateco, basta avere un contratto con l’azienda per fornirle il servizio mensa. A questo punto, arrivano i furbi, come ha raccontato al Fatto Gianluca Pini: “All’ingresso fanno firmare un modulo prestampato in cui si dichiara di essere il legale rappresentante della propria società e di volersi avvalere del “servizio mensa” per il proprio personale, di cui in base alla norma andrebbe allegato l’elenco”. Alla fine insomma in questi ristoranti ci va chiunque. La prassi è diffusa tra Emilia Romagna e Veneto, ma anche a Milano soprattutto nelle vicinanze dei centri direzionali.