Ristoranti, bar e pizzerie: per evitare il fallimento di tutte queste attività, la Fipe ha stilato una serie di richieste per il Governo. I settori della ristorazione, del turismo e dell’intrattenimento sono stati gravemente danneggiati dall’epidemia da Coronavirus e stanno subendo pesanti danni economici. Il rischio è che molte strutture non possano più riaprire.
Si parla di 30 miliardi di euro di perdite per il settore dei pubblici esercizi: 50.000 imprese potrebbero chiudere definitivamente e si potrebbero perdere 300mila posti di lavoro. In effetti molti imprenditori e titolari stanno pensando di non riaprire più l’attività in quanto le misure di sostegno per il comparto sono insufficienti e non si intravede una situazione di mercato tale da consentire una riapertura.
La nota di Fipe-Confcommercio è chiara: gli interventi messi in campo dal Governo non bastano. E questo per diversi motivi:
- la liquidità non è ancora arrivata
- la garanzia al 100% dello Stato per un importo massimo di 25.000 euro è una cifra molto lontana da quella necessaria alle aziende per sopperire ai costi da sostenere
- eccessiva burocrazia che appesantisce ulteriormente le procedure degli ammortizzatori sociali (le imprese, pur a corto di liquidità per via della chiusura delle attivitò, sono costrette ad anticipare i pagamenti)
- tasse non cancellate, ma solo rinviate
- rischio di dover pagare l’occupazione del suolo pubblico pur stando chiusi
- rischio di dover pagare una tassa sui rifiuti virtuali visto che rifiuti veri non sono stati prodotti
Lino Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, ha messo tutti in guardia: quando il Paese riaprirà, il rischio è di non trovare più aperti il bar sotto casa o la trattoria di quartiere. Per questo motivo Fipe ha chiesto degli aiuti più concreti per sostenere il settore produttivo:
- risorse vere e che siano a fondo perduto per le imprese che hanno subito una perdita del fatturato
- moratoria sugli affitti: è necessaria una compensazione per il periodo di chiusura e quello di ripartenza
- cancellare le imposte fiscali come Imu, Tari, affitto suolo pubblico e altre fino alla fine del periodo di crisi, sospendendo il pagamento delle utenze
- prolungare gli ammortizzatori sociali fino a fine pandemia con sgravi contributivi per chi manterrà i livelli occupazionali e anche reintroduzione dei voucher per il pagamento del lavoro accessorio
- concedere a tutti la possibilità di lavorare per asporto come avviene nel resto dell’Europa
- concessione di spazi più ampi all’aperto nel periodo di convivenza con il virus in modo da permettere agli esercizi di lavorare garantendo il distanziamento sociale
- piano di riapertura con tempi e modalità certe, condiviso con gli operatori del settore per permettere a tutte le imprese di lavorare in sicurezza