Pubblici esercizi come bar e ristoranti sono senza dubbio il comparto più colpito in questa fase iniziale di “blocco” generale da coronavirus. Un buco da cinquanta milioni di euro ogni giorno e 40 mila lavoratori a rischio, e ora la voce del presidente di Fipe Confcommercio, Lino Enrico Stoppani, si fa più grossa e chiede un supporto da parte delle Istituzioni, il prima possibile.
Migliaia di eventi e iniziative cancellati ogni giorno in tutta Italia, con un crollo verticale delle presenze turistiche sta mettendo in ginocchio il settore. Secondo lo Stoppani pensiero servono “interventi urgenti sugli ammortizzatori sociali, meccanismi di credito di imposta per sopperire almeno in parte al crollo del fatturato, la sospensione del pagamento di oneri e tributi, la sospensione degli sfratti per morosità, per venire incontro a chi nelle prossime settimane non riuscirà ad onorare i contratti di locazione e a pagare fornitori e dipendenti – prosegue il presidente di Fipe – Non è difficile capire che senza incassi non si possono neppure onorare i debiti. Purtroppo e inspiegabilmente, i provvedimenti presi fino ad oggi non riguardano le imprese del principale settore del turismo, quello della ristorazione – tradizionale, commerciale e collettiva – del catering, dell’intrattenimento e dei Bar/Pub”.
Incomprensibile secondo Stoppani la scelta del governo di imporre ai bar di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna di non servire i clienti al banco. “Siamo responsabili, ma non si capisce perché in un bar ci si infetta se si prende un caffè al banco, rispettando la distanza di un metro, e non invece in fila in metropolitana o in altre situazioni analoghe permesse”.
Stando alle prime proiezioni, se la situazione dovesse continuare potrebbero esserci perdite pari a 4 miliardi di euro per i prossimi tre mesi, con diminuzioni del fatturato fino all’80% e 40 mila persone che potrebbero perdere il posto di lavoro.