“Si entrerà uno alla volta e il cibo si consumerà a casa, non davanti al posto di ristoro“. È con queste parole che il premier Giuseppe Conte apre ufficialmente al cibo da asporto per i ristoranti, il take away per intendersi, a partire dal 4 maggio, data ormai identificata con l’inizio della “Fase 2”, nell’ottica di un graduale ritorno alla normalità. Si posticipa così di fatto al 1 giugno la riapertura delle attività di somministrazione di alimenti e bevande.
Ogni previsione in merito auspicava la riapertura, con consumazione al tavolo, per il 18 maggio.
Un allentamento del lockdown ampiamente caldeggiato da Fipe in una nostra recente intervista: la Federazione Italiana dei Pubblici Esercizi sosteneva che l’asporto fosse una conditio sine qua non per ripartire, che il suo divieto fosse profondamente ingiusto e anzi, controproducente, utile solo ad agevolare le code fuori dai supermercati.
Il 1 giugno, invece, è la data annunciata per la riapertura di bar e ristoranti (così come parrucchieri e centri massaggi, insomma servizi secondari per i cittadini). Un programma differito, a tappe, che sarà chiarito via via, in modo da permettere a imprenditori e commercianti di adoperarsi in merito.
“Non ci possiamo permettere che la curva del contagio vada fuori controllo”, avverte Conte, pronto a “chiudere i rubinetti” in qualunque momento.