Il fenomeno dei ristoranti aperti a cena nonostante le misure anti-Covid si sta diffondendo sempre più. Tanto da essere oggetto di un servizio della trasmissione di Canale 5 Non è la D’Urso, che ha portato alla luce alcuni dei metodi usati dai ristoranti clandestini a Milano: per esempio, viene emesso regolare scontrino fiscale ma con la dicitura “delivery“, dato che asporto e consegna sono ammessi.
Il servizio della D’Urso è andato in onda domenica 31 gennaio: i due inviati sono riusciti a farsi ammettere in un paio di locali. Infatti la clientela dei ristoranti clandestini è conosciuta e selezionata: non sono ristoratori che protestano in maniera aperta e plateale come quelli di Io Apro, ma al contrario puntano a fare affari indisturbati. Saracinesche abbassate e clienti all’interno, come in vari casi che stanno venendo fuori in questi giorni.
Il servizio televisivo è stato effettuato con telecamere nascoste, e sia i volti di clienti e ristoratori sia qualsiasi elemento identificativo dei locali sono stati oscurati. Si sentono però i commenti che rivendicano la scelta: “Alla facca della zona rossa”, “e gli altri sotto le coperte a finire Netflix”. I trucchi dei ristoranti clandestini sono simili: sullo scontrino viene scritto “delivery” e i clienti vengono fatti entrare e uscire dalla porta sul retro per non dare nell’occhio. Ma evidentemente il minore giro di affari porta a servire ai clienti, benché selezionati, cibo un po’ vecchiotto: uno degli inviati della trasmissione ha avuto una intossicazione alimentare ed è finito al pronto soccorso. Il danno e la beffa.
[Fonte: Non è la D’Urso]